COVID 19. Un Mondo diviso dai Vaccini

401

A un anno dallo scoppio della pandemia COVID-19, alcuni paesi hanno iniziato a vaccinare la loro popolazione, ognuno con tempistiche, modalità e soprattutto con vaccini differenti.

Ad oggi, 11 marzo 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta 117.332.262 casi confermati di COVID-19, inclusi 2.605.356 decessi, e  268.205.245 dosi di vaccino somministrate (di cui 156.333.854 persone vaccinate con la prima dose).

Analizzando la situazione paese per paese, è stato rilevato che ad avere il maggior numero di casi è l’America (52.036.069), seguita da Europa (40.219.203), Sud-est asiatico (13.759.594), Mediterraneo occidentale (6.720.130), Africa (2.916.079) e Pacifico occidentale (1.680.442).

Un importante strumento che ha permesso di fare maggior chiarezza sullo scenario globale è la mappa Our World Data, frutto della collaborazione tra l’Università di Oxford e un ente educativo di beneficienza, che mostra in tempo reali dati aggiornati e relativi alle politiche di vaccinazione adottate da ciascuna nazione.

Nel grafico “Dosi di vaccino COVID-19 somministrate” viene riportato il numero totale di dosi di vaccino somministrate. Questa viene conteggiata come dose singola e potrebbe non essere uguale al numero totale di persone vaccinate, a seconda del regime di dosaggio specifico (ad esempio il fatto che le persone ricevano due dosi).

Qui di seguito la classifica dei paesi e dei loro rispettivi dati (aggiornati al 10 marzo 2021):

  1. Stati Uniti, 95.72 milioni
  2. Cina, 52.52 milioni (28 febbraio 2021)
  3. Unione Europea, 44.91 milioni
  4. India, 25.69 milioni
  5. Regno Unito, 24.06 milioni (9 marzo 2021)
  6. Brasile, 11.76 milioni
  7. Turchia, 10.36 milioni
  8. Israele, 9.07 milioni
  9. Germania, 8.43 milioni
  10. Russia, 7.05 milioni
  11. Emirati Arabi, 6.33 milioni (9 marzo 2021)
  12. Francia, 6.2 milioni (9 marzo 2021)
  13. Italia, 6.01 milioni
  14. Cile, 5.72 milioni
  15. Spagna, 4.99 milioni (9 marzo 2021)
  16. Marocco, 4.93 milioni
  17. Indonesia, 4.84 milioni
  18. Polonia, 4.09 milioni (9 marzo 2021)
  19. Bangladesh, 4.01 milioni (9 marzo 2021)
  20. Canada, 2.62 milioni

MEDIO ORIENTE
Partiamo dall’analisi dei paesi del Medio Oriente, in cui l’introduzione dei vaccini è stata piuttosto lenta.

Mentre i paesi più ricchi del Golfo e Israele stanno vaccinando la popolazione piuttosto velocemente, quelli più poveri e vulnerabili sono ancora molto indietro.

L’analista del Medio Oriente Adnane Allouaji ha analizzato alcune delle sfide chiave che rappresentano un ostacolo al lancio dei vaccini in tutto il paese e per tutto il 2021 e oltre:

“I Paesi del Golfo come Arabia Saudita, Qatar e Kuwait hanno a disposizione mezzi finanziari elevati e infrastrutture relativamente avanzate che hanno facilitato la distribuzione dei vaccini COVID -19 e hanno sostenuto i loro ambiziosi piani di diffusione del vaccino con Israele e gli Emirati Arabi Uniti, attuali leader mondiali in termini di dosi di vaccino, per un centinaio di persone.

Le prospettive per il lancio del vaccino sono invece particolarmente difficili per i paesi che stanno attraversando una grave instabilità politica come la Siria, la Libia e lo Yemen, che per implementare le loro strategie di vaccinazione dipendono da finanziamenti esterni.

La disponibilità di vaccini è un problema mondiale che stanno affrontando anche quei paesi che possono permetterseli, i quali stanno invece riscontrando ritardi nelle consegne e che comportano una bassa percentuale di vaccinazione. Un esempio è il Qatar, uno degli stati qualificato tra i più ricchi sta avendo una percentuale di vaccinazione molto bassa. Crediamo che il problema: della produzione e distribuzione del vaccino continuerà per tutto il 2021 e che non sarà disponibile una quantità abbastanza grande nei prossimi mesi.

Molti paesi della regione non hanno settori sanitari efficaci e hanno un trasporto farmaceutico locale debole o inadeguato, così come le strutture di stoccaggio.

Mentre gli stati più ricchi hanno acquistato grandi quantità di vaccini Pfizer-Biontech e Astrazeneca, altri paesi stanno ordinando vaccini da altri produttori e paesi. Sono stati utilizzati anche vaccini cinesi e russi, come lo Sputnik V.

In sintesi, mentre abbiamo assistito al successo del programma di vaccinazione in Israele e in alcuni degli stati del Golfo, dobbiamo ancora vedere i progressi nelle altre. Questo processo durerà, secondo gli esperti, probabilmente fino al 2022 altri dicono che per arrivare a regime ci vorranno cinque anni”.

Tra i paesi più virtuosi e che si sono contraddistinti per la copertura vaccinale offerta in breve tempo alla popolazione c’è Israele.

Come ha spiegato il Professor Ran Balicer, medico-scienziato e Responsabile dell’Innovazione per la più grande azienda sanitaria israeliana Clait, durante una conferenza stampa EIPA del 3 marzo 2021: “Il sistema sanitario israeliano è completamente digitale, così come i suoi dati. Viene utilizzato su base continuativa per vari scopi, tra cui fornire una migliore assistenza.

Sin dalla prima ondata abbiamo detto alla popolazione di stare a casa e abbiamo inviato loro l’assistenza domiciliare di cui necessitavano. Questo ci ha permesso di ridurre i tassi di infezione nei sottogruppi più vulnerabili della società. Il tasso di mortalità per Covid-19, in Israele, è uno dei più bassi. Durante questo periodo pandemico abbiamo assistito a due eventi contemporaneamente. Uno di questi è stata la diffusione di una variante. Negli ultimi mesi più del 90% dei nostri casi quotidiani sono stati causati da questa variante, nota per essere più infettiva e virulenta, e che ha causato la terza ondata e incrementato la vulnerabilità del nostro sistema.

Parallelamente alla diffusione e al prevalere di questa specifica variante, il 20 dicembre 2020 abbiamo iniziato la nostra campagna di vaccinazione, che è stata davvero molto rapida.

Siamo stati in grado di vaccinare il 55% della popolazione con la prima dose in soli due mesi e mezzo.

Qui di seguito vi elenco alcuni dei numeri più interessanti della nostra campagna vaccinale: 8,2 milioni di dosi di vaccino fornite; 4,8 milioni di persone vaccinate e 3,2 milioni di persone protette, ossia che hanno ricevuto le due dosi. A queste ultime forniamo quello che chiamiamo passaporto verde, ossia un’assicurazione che li definisce completamente protetti. L’80% di coloro che hanno più di 50 anni sono completamente protetti e siamo molto vicini ad arrivare al 90%, l’obiettivo nazionale fissato dal Primo Ministro.

La maggior parte delle dosi di vaccino fornite e somministrate fino ad ora sono Pfizer – Biontech.

La domanda che ci è stata rivolta più volte in questo periodo è stata: Come avete fatto a fornire così tante dosi in poco tempo?

In primis occorre ricordare che Israele è piccola, ha poco più di nove milioni di persone, ed è geograficamente condensata. Questi due vantaggi ci hanno permesso di essere più efficienti nell’attuare la campagna di vaccinazione, la cui chiave di successo è stata la catena di distribuzione messa in azione: dagli aerei ai centri di distribuzione centralizzati e da lì sono stati consegnati direttamente alle centinaia di cliniche per la vaccinazione presenti nel paese.

Il secondo vantaggio è stato utilizzare un sistema di salute digitalizzato, che ci ha permesso di identificare il nostro target di popolazione e inviare loro dei promemoria per ricordargli di prenotare i loro vaccini tramite app. Per le persone più anziane abbiamo invece istituito dei call center che li chiamavano per avvisarli di prenotarsi per il vaccino.

Una volta vaccinati, i dati venivano inseriti nel pc e veniva inviato loro, in modo automatico, un altro promemoria per fare la seconda dose.

All’inizio nelle categorie dei vaccinati sono stati coinvolti gli over 60 e i professionisti della salute. Successivamente altri gruppi di età e i soggetti considerati più a rischio.

Un altro tema caldo sono state le fake news e i dubbi suscitati dal vaccino. Per affrontarli abbiamo deciso di mettere in atto una strategia dimostrativa, ossia trasmettere in diretta tv nazionale la vaccinazione del Primo ministro, del Presidente e dei professionisti, al fine di mostrare che fossimo certi dell’efficacia del vaccino e in modo da essere un buon esempio.

Ultimo punto chiave è stata la trasparenza: spiegare al pubblico come stessero le cose e avviare una discussione costruttiva con i diversi sottogruppi culturali del Paese.

E invece gli altri Paesi come si sono organizzati?

L’Arabia Saudita ha dichiarato di aver firmato un accordo con la società biofarmaceutica tedesca CureVac per fornire il vaccino Covid-19. Prevede di coprire il 70% della sua popolazione entro la fine del 2021 con cure gratuite.

Il Bahrein ha iniziato le vaccinazioni COVID-19 per il personale in prima linea utilizzando un prodotto Sinopharm cinese-UAE congiunto. Alla popolazione verranno distribuiti nel primo trimestre del 2021.

Gli Emirati Arabi Uniti autorizzeranno l’uso del vaccino cinese Sinopharm, che si sta avvicinando alla fine dei suoi studi clinici negli Emirati, e nel frattempo ne stanno producendo uno proprio. La distribuzione avverrà nel primo trimestre del 2021 così come in Giordania, che sta invece acquistando vaccini da Pfizer.

L’Iran sta producendo congiuntamente un vaccino COVID-19 con la Russia e il prodotto è in via di sperimentazione. L’inoculazione su scala nazionale dovrebbe iniziare a settembre 2021.

L’Iraq è in trattative con la società statunitense Pfizer riguardo alla fornitura di un vaccino COVID-19. Le forniture sono previste nel secondo trimestre del 2021. Hanno siglato accordi anche per Sputnik V, Sinopharm e AstraZeneca.

In Kuwait tutti i cittadini, inclusi gli espatriati, riceveranno gratuitamente i vaccini COVID-19. Il paese sta importando un milione di vaccini da Pfizer, 1,7 milioni da Moderna e tre milioni di dosi di vaccini Oxford-AstraZeneca. A gennaio verrà avviato un programma nazionale di vaccinazione.

Il Libano sta acquistando vaccini da Pfizer e dovrebbe ricevere le dosi a partire da metà febbraio 2021.

L’Oman ha acquistato i vaccini COVID-19 da Gavi e sta acquistando forniture aggiuntive da Astra-Zeneca e Pfizer. La distribuzione è iniziata a gennaio 2021.

Il Qatar ha firmato un accordo con Moderna e Pfizer e BioNTech per fornire vaccini Covid-19. I vaccini saranno disponibili dalla fine del primo trimestre del 2021.

La Turchia ha acquistato 50 milioni di dosi di Cornavac cinese, prodotto da Sinopharm. Le vaccinazioni inizieranno l’11 dicembre. Altri trattamenti saranno acquistati e resi disponibili tramite punti vendita medici durante l’anno e venduti a prezzo di costo, e probabilmente includeranno prodotti Pfizer e Russia.

Lo Yemen ha dichiarato che svilupperà un proprio vaccino, ma è anche membro del programma Gavi.

AMERICA
Gravi ritardi sono stati registrati anche in America Latina.

Durante la conferenza stampa EIPA del 3 marzo 2021 è intervenuto anche l’analista Rodrigo Riaza Pérez, che ha analizzato l’implementazione dei vaccini contro il coronavirus in America Latina, con particolare attenzione alla diplomazia vaccinale di Cina e Russia: “L’America Latina è partita molto lentamente in tema di vaccinazioni e la strada da percorrere è ancora molto lunga. L’unica eccezione degna di nota è rappresentata dal Cile che, al momento, ha un tasso di vaccinazione del 12%, molto simile a quello degli Stati Uniti, con il 16%. Al secondo posto c’è il Brasile, che si attesta attorno al 2.6.

Nonostante ci siano grandi divari tra i diversi paesi, si sta assistendo ad un altro interessante fenomeno, quello degli outperformers. Si tratta di quei paesi che, anche se in ritardo rispetto ai mercati più sviluppati, sono ben posizionati per l’aumento del numero di vaccinazioni in quanto: sono stati una destinazione per la realizzazione di test sui vaccini, hanno più forza commerciale per siglare accordi e capacità di produzione interna. Tra questi Paesi ci sono Brasile, Messico, Argentina, Perù e Costa Rica.

D’altra parte ci sono le economie più piccole del paese, soprattutto America Centrale e Caraibi, che non hanno la forza commerciale per firmare accordi di approvvigionamento e dipendono dalla struttura Covax dell’OMS, che nel migliore dei casi fornirà abbastanza vaccini per vaccinare il 20% della popolazione entro la fine di quest’anno.

Si è ancora molto lontani dal raggiungere l’immunità di gregge ma, nelle ultime settimane, molti paesi stanno stipulando accordi per l’acquisto di vaccini.

Il Brasile, ad esempio, ha firmato due accordi: uno per Astrazeneca, l’altro per il vaccino cinese. Nonostante l’accordo, non sono però stati in grado di avviare la produzione del primo e stanno riscontrando numerosi problemi. Molte città in Brasile hanno già detto che smetteranno di vaccinare a causa della mancanza di approvvigionamento. Questo è un problema che sta affrontando non solo il Brasile, ma anche Argentina e Messico. Altre problematiche sono quelle relative al debole sistema sanitario, la corruzione dilagante, la governance debole e la scarsa fiducia nel governo che potrebbe trasformarsi in scarsa fiducia nel vaccino.

L’immunità di gregge non sarà una realtà per molti paesi fino al 2022, in particolare per quelli dipendenti da Covax fino al 2023”.

Il 1 marzo 2021 la Colombia è diventato il primo paese dell’America meridionale a ricevere i vaccini COVID-19 attraverso la COVAX Facility. La consegna fa parte dell’iniziativa “First Wave”, un programma globale attraverso cui alcuni paesi ricevono la consegna anticipata di un numero limitato di dosi del vaccino Pfizer / BioNTech come parte della quota totale assegnata. Altre dosi dei vaccini Pfizer / BioNTech e AstraZeneca / Oxford dovrebbero arrivare nelle prossime settimane nei 36 paesi partecipanti al meccanismo nella regione. I vaccini COVAX si aggiungono alla campagna di vaccinazione che il governo colombiano ha avviato il 17 febbraio con dosi ottenute da accordi bilaterali con i produttori. La Colombia prevede di ricevere 20 milioni di dosi di vaccini tramite COVAX nel 2021.

Oltre alla Colombia anche il Perù, El Salvador e la Bolivia a breve dovrebbero ricevere i vaccini Pfizer / BioNTech come parte del programma “First Wave” di COVAX. I paesi devono finalizzare i requisiti amministrativi, legali e normativi per proseguire il processo.

In questa prima fase tutti i paesi riceveranno dosi per vaccinare tra il 2,2% e il 2,6% della loro popolazione. Le uniche eccezioni sono i piccoli Stati insulari, che riceveranno vaccini sufficienti per coprire il 16-20% della loro popolazione, a causa delle loro dimensioni e dell’elevato costo logistico della fornitura di piccole quantità di vaccino.

L’accesso ai vaccini tramite COVAX aumenterà costantemente di mese in mese e si prevede che circa 280 milioni di dosi raggiungeranno America e Caraibi entro la fine del 2021.

AFRICA
Con l’accelerazione dell’implementazione globale dei vaccini COVAX, il 1 marzo 2021 sono iniziate le prime campagne di vaccinazione COVID-19 in Ghana e Costa d’Avorio, utilizzando dosi di COVAX. Queste campagne di vaccinazione sono le prime ad utilizzare le dosi fornite dal Gavi COVAX Advanced Market Commitment (AMC), meccanismo della COVAX Facility per fornire vaccini finanziati da donatori ai paesi a basso reddito, dello stabilimento COVAX.

Il 24 febbraio il Ghana ha ricevuto 600.000 dosi, mentre due giorni dopo la Costa d’Avorio 504.000. Entrambi hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca / Oxford autorizzato e prodotto dal Serum Institute of India (SII). Il vaccino, marchiato COVISHIELD, è stato concesso il 15 febbraio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Emergency Use Listing, EUL).

Il 2 marzo 2021 è toccato all’Angola che, come riporta OMS Africa, ha ricevuto 624.000 dosi del vaccino AstraZeneca-Oxford dal Sérum Institute of India (SII) come parte dell’iniziativa COVAX, che mira a garantire l’equa distribuzione dei vaccini contro COVID-19 in tutto il mondo. Con questo primo lotto di vaccini, stimato a circa il 10% del fabbisogno vaccinale della prima fase del paese, il governo immunizzerà gli operatori sanitari, le persone vulnerabili e quelle con comorbidità complicate.

Le consegne segnano l’inizio di quella che sarà la più vasta, rapida e complessa introduzione globale di vaccini nella storia. In totale, COVAX mira a fornire almeno 2 miliardi di dosi di vaccini COVID-19 entro la fine del 2021, di cui almeno 1,3 miliardi alle 92 economie ammissibili al supporto attraverso COVAX AMC.

La conferma delle assegnazioni del primo lotto, che copre la maggior parte dei partecipanti alla COVAX Facility, è stata pubblicata il 2 marzo 2021. Le dosi di COVAX fino ad oggi sono state consegnate da SII in India, Ghana e Costa d’Avorio.

Altre consegne da parte di questi due produttori sono previste nei prossimi giorni, con 11 milioni di dosi in totale pianificate da consegnare nella prima settimana di marzo.

ASIA
Secondo quanto riportato dall’OMS il Sud-est asiatico, con oltre 13 milioni di casi, rimane la terza regione più colpita dalla pandemia COVID-19, dopo America e Europa. Un aumento del numero di casi in Bangladesh, India e Indonesia ha determinato un leggero aumento del numero di casi del 4,8% tra la 6a e la 7a settimana. Sette Stati membri hanno fornito l’autorizzazione all’uso di emergenza per il vaccino AstraZeneca COVID-19.

Una storia di successo è quella registrata dal Vietnam.

Il primo caso di COVID-19 è stato segnalato il 23 gennaio 2020. Il 31 gennaio 2020, una settimana dopo, il Paese ha segnalato 1465 casi e registrato 35 decessi.

Dati piuttosto bassi rispetto alla media mondiale, ma che hanno spinto il Paese a creare un comitato direttivo nazionale, che inizialmente si è riunito ogni due giorni, per coordinare una strategia nazionale.

Questo successo è stato attribuito a diversi fattori chiave, tra cui un sistema sanitario ben sviluppato, un governo centrale deciso e una strategia di contenimento proattiva basata su test, tracciamento e quarantena completi. Uno dei motivi che gli ha permesso di agire così rapidamente e mantenere il numero di casi così basso è che ha subito un’epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS) nel 2003 e casi umani di influenza aviaria tra il 2004 e il 2010.

Di conseguenza aveva sia l’esperienza che l’infrastruttura per intraprendere le azioni appropriate.

Ha adottato un approccio mirato ai test, espandendolo in aree con trasmissione di comunità, e messo in atto blocchi mirati, divieti di viaggio, chiusure di attività, quarantene di massa e test diffusi.

Quando è stata rilevata la trasmissione della comunità (anche solo un caso), il governo ha reagito rapidamente con il tracciamento dei contatti, blocchi a livello di comune e test locali diffusi per garantire che nessun caso fosse perso.

La tracciabilità dei contatti è stata definita unica e completa, in quanto basata su tre gradi di contatto: da F0 (la persona infetta) a F1 (coloro che hanno avuto uno stretto contatto con F0 o sono sospettati di essere infetti) e F2 (stretto contatto con F1) e fino a F5.

Come risultato del suo processo di rilevamento, centinaia di migliaia di persone, compresi i viaggiatori internazionali e coloro che hanno avuto stretti contatti con persone risultate positive, sono state collocate in centri di quarantena gestiti dal governo, riducendo notevolmente la trasmissione sia domestica che comunitaria.

I punti caldi, con trasmissione comunitaria dimostrata, sono stati immediatamente bloccati e il governo ha comunicato frequentemente con i cittadini per tenerli informati e li ha coinvolti nella risposta della salute pubblica.

Un aspetto degno di nota dell’approccio vietnamita è che ha identificato e messo in quarantena casi sospetti in base al loro rischio epidemiologico di infezione (se hanno avuto contatti con un caso confermato o si sono recati in un paese affetto da COVID-19), non se hanno manifestato sintomi.

Un’altra storia di successo è quella della Corea del Sud, che ha registrato meno di 800.000 casi e 1500 decessi in un anno intero, dopo la segnalazione dal primo caso. Ha raggiunto un accordo con AstraZeneca per acquistare il vaccino ed è in trattative con Pfizer Inc e Johnson & Johnson.

Le chiavi del successo della sua strategia sono state la comunicazione chiara ed efficace con il pubblico sulle migliori pratiche di prevenzione, test aggressivi, tracciamento dei contatti e una rigorosa politica di quarantena accompagnata da un ampio supporto che ha reso più facile per i pazienti conformarsi alla politica. Questi strumenti hanno permesso di mantenere basso il carico della malattia e hanno consentito al governo di gestire una serie di focolai senza danneggiare inutilmente l’economia.

Rilevamento, contenimento e trattamento dei pazienti Covid sono le tre fasi che hanno decretato il successo della strategia sudcoreana.

Per quanto riguarda la prima fase, quella della rilevazione, la Corea del Sud ha costruito strutture di screening innovative e ad alta capacità e ha lavorato a stretto contatto con il settore privato per garantire una fornitura adeguata di test dall’inizio della pandemia.

Il contenimento ha invece permesso di: isolare i pazienti infetti, aumentare la compliance supportando quelli in quarantena e tracciare i contatti in modo accurato. Centinaia di funzionari dell’intelligence epidemiologica sono stati impiegati per questi sforzi di tracciamento e autorizzati a utilizzare un’ampia varietà di fonti di dati, comprese le transazioni con carte di credito e filmati televisivi a circuito chiuso.

L’ultima fase, quella del trattamento dei pazienti, è stata fondamentale. In tutto il paese, il governo ha ristrutturato il sistema ospedaliero, costruito ospedali temporanei per aumentare la capacità e affrontato la carenza di dispositivi di protezione individuale (DPI) attraverso acquisti governativi centralizzati.

In conclusione questi strumenti, insieme al forte contesto favorevole della Corea del Sud, hanno consentito al governo di agire rapidamente ed efficacemente. Dopo la sua risposta errata a un’epidemia di MERS nel 2015, il governo ha effettuato 48 riforme per aumentare la preparazione e la risposta alle emergenze della sanità pubblica. Inoltre, un sistema di assicurazione sanitaria nazionale ben funzionante, ampie risorse umane e infrastrutture e relazioni costruttive tra istituzioni chiave, come l’ufficio del presidente, i ministeri della salute, dell’istruzione e degli affari esteri e i centri coreani per il controllo delle malattie e la prevenzione, che è stata ribattezzata Agenzia coreana per il controllo e la prevenzione delle malattie (KDCA), ha consentito una risposta straordinariamente decisiva durante la pandemia.

I dati sulla vaccinazione sono stati resi disponibili anche per i dieci Paesi dell’ASEAN: il Brunei, che ha aderito al programma COVAX e dovrebbe ricevere il vaccino nel primo trimestre del 2021, avendo fornito scorte per coprire il 50% della popolazione; la Cambogia, che dovrebbe importare vaccini sia dalla Cina che dalla Russia; l’Indonesia, che a febbraio ha avviato le vaccinazioni con poco più di nove milioni di dosi somministrate ai lavoratori in prima linea. La cinese Sinovac sta discutendo con l’Indonesia per fornire rifornimenti, tuttavia, il governo deve affrontare difficoltà con una grande popolazione di 268 milioni e la sensibilità ai prezzi ai costi stimati di Sinovac a 200.000 rupie (20 dollari) a dose. Achmad Yurianto, direttore generale per il controllo e la prevenzione delle malattie del ministero della Salute indonesiano, ha affermato che le vaccinazioni saranno fornite solo ai cittadini di età compresa tra 18 e 59 anni; il Laos, che sta sperimentando il vaccino russo Sputnik V ed è in trattative con la Cina per acquisire rifornimenti; la Malesia, che fornirà vaccini Pfizer gratuitamente ai suoi cittadini, mentre gli stranieri dovranno pagare. Questi saranno somministrati in due fasi di 6,4 milioni di persone ciascuna, con il programma che inizierà nel primo trimestre del 2021. Il paese mira a vaccinare tra l’80 e il 100% dei suoi cittadini; il Myanmar, che sta cercando assistenza dai programmi Gavi e Covax per acquisire vaccini. L’obiettivo del governo è quello di trattare il 20% dei soggetti “più a rischio”; le Filippine, che mirano a iniziare le vaccinazioni a partire da giugno 2021 e prevedono di inoculare circa 25 milioni di persone (circa il 25% della sua popolazione) nel corso dell’anno. Il paese è stato gravemente colpito dal virus e ha il secondo tasso più alto nel sud-est asiatico. La comunità imprenditoriale ha reagito e più di 30 aziende locali hanno firmato un accordo per acquistare almeno 2,6 milioni di dosi di vaccino da AstraZeneca, nel primo accordo di questo tipo nel paese, per garantire i vaccini contro il coronavirus dieci giorni fa. Hanno in programma di donare gran parte delle dosi al governo per il programma di vaccinazione previsto e utilizzare il resto per inoculare i propri dipendenti; Singapore, che ha lavorato alla produzione del proprio vaccino “Lunar”, in una joint venture tra la società americana Arcturus e la scuola di medicina Duke-NUS. Si tratta di una singola dose, iniezione di mRNA, sviluppata dall’ingegneria genetica dei geni COVID-19 in un virus altrimenti innocuo. Il vaccino dovrebbe essere disponibile dal primo trimestre del 2021; la Thailandia, che dovrebbe ricevere il vaccino Astrazeneca a metà del 2021; il Vietnam, che ha firmato un accordo con Medigen Vaccine, una società di vaccini con sede a Taiwan, per garantire la fornitura da 3 milioni a 10 milioni di dosi di vaccino COVID-19 nel 2021 e sta lavorando alla produzione di un proprio vaccino.

L’Afghanistan sta invece affrontando due pandemie contemporaneamente, Covid-19 e Polio. L’UNICEF sta attualmente intraprendendo un programma urgente di vaccinazione contro la poliomielite mentre il paese è in trattative con Cina e Russia per fornire in eccesso i vaccini COVID-19.

Il Bangladesh riceverà 68 milioni di dosi del vaccino COVID-19 da Gavi, che si impegna a garantire che almeno il 20% delle popolazioni venga inoculato. Le vaccinazioni dovrebbero iniziare nel primo trimestre del 2021.

La Cina ha prodotto dodici vaccini: quattro attualmente approvati, otto ancora in fase di sperimentazione. Quelli approvati includono tre vaccini inattivi contro il coronavirus che sono: CoronaVac, sviluppato dalla società di biotecnologie Sinovac e due provenienti da Sinopharm di proprietà statale, uno sviluppato presso l’Istituto di prodotti biologici di Pechino e l’altro presso l’Istituto di prodotti biologici di Wuhan.

Il Timor Est riceverà assistenza dall’Istituto Gavi.

Hong Kong fornirà gratuitamente i vaccini COVID-19 a tutti i residenti, con un vaccino consegnato in più fasi. Secondo il governo potrebbe volerci la maggior parte del 2021 per raggiungere una copertura del 100% per tutti i cittadini.

Il Giappone sta acquistando 145 milioni di dosi di vaccino da Stati Uniti e Regno Unito e le consegnerà gratuitamente a tutti i cittadini a partire dal primo trimestre del 2021.

Il Kazakistan ha sviluppato i propri vaccini con “Quazcovid”, considerato sicuro dall’OMS. Attualmente sono in fase di sperimentazione, ma dovrebbero essere disponibili nel secondo trimestre del 2021.

Il Kirghizistan sta acquistando vaccini dalla Russia. Il vaccino Sputnik V dovrebbe essere disponibile a partire dal secondo trimestre del 2021.

Macao fa parte del programma Covax e dovrebbe ricevere 1,4 milioni di dosi di vaccino, la cui distribuzione è prevista per la fine del primo trimestre del 2021.

Le Maldive riceveranno vaccini nell’ambito del programma Covax che garantirà una copertura pari al 20% della popolazione. La distribuzione sarà avviata a partire dal secondo trimestre del 2021.

La Mongolia sta discutendo con Astra-Zeneca per l’acquisto di vaccini COVID-19 e fa anche parte del programma Covax. Anche qui la distribuzione sarà avviata a partire dal secondo trimestre del 2021.

Il Nepal fornirà i vaccini COVID-19 nell’ambito del programma Covax e acquisterà anche forniture dall’India. Il lancio è previsto per il secondo trimestre del 2021.

La Corea del Nord dovrebbe ricevere vaccini COVID-19 dalla Cina, ma circolano voci secondo cui il leader nordcoreano Kim Jong-Un avrebbe già ricevuto cure come “parte di studi medici”.

Il Pakistan, nonostante stia affrontando oltre all’epidemia COVID-19 anche quella della poliomielite, ha dichiarato che fornirà il vaccino gratuitamente. La vaccinazione avverrà su scala nazionale a partire da aprile 2021.

La Russia, dal 15 dicembre ad oggi, ha somministrato 7,05 Mln di dosi di vaccino Sputnik V.

Lo Sri Lanka riceverà 4,2 milioni di dosi del vaccino COVID-19 da Gavi, sufficienti a coprire il 20% della popolazione, ma non ha ancora rilasciato informazioni su quando verranno resi disponibili.

Taiwan fa parte del programma Covax, ma ha sviluppato anche un proprio vaccino. Il vaccino, il cui lancio è previsto nel primo trimestre del 2021, sarà in grado di coprire il 50% della popolazione.

L’Uzbekistan ha seguito il vaccino biofarmaceutico cinese Anhui Zhifei Longcom oltre ai vaccini prodotti dalla cinese Sinopharm e dalla russa Sputnik V. Il lancio è previsto nel primo trimestre del 2021.

EUROPA
Anche l’Unione Europea è stata duramente criticata per il rallentato processo di vaccinazione contro il COVID-19 nei suoi stati membri.

Come riporta il sito della Commissione Europea, il 17 giugno dello scorso anno la CE ha presentato una strategia europea sui vaccini per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini anti COVID-19. Con la strategia sui vaccini la Commissione sosterrà gli sforzi e accelererà lo sviluppo e la disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci in un lasso di tempo compreso tra 12 e 18 mesi, se non prima. Al tempo stesso, saranno sempre rispettate procedure di autorizzazione e norme di sicurezza rigorose e solide. A questo scopo bisogna effettuare prove cliniche e parallelamente investire in capacità di produzione tali da produrre milioni, se non miliardi, di dosi di un vaccino efficace.

Ad oggi, sono solo tre i vaccini autorizzati nell’UE: BioNTech-Pfizer, Moderna e AstraZeneca, ma ci sono stati problemi di fornitura.

L’UE ha firmato un accordo per 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer-BioNTech a dicembre, ma ci sono stati problemi con la sua produzione. Il lancio in alcuni paesi è stato ritardato a causa di una temporanea riduzione delle consegne, per consentire a Pfizer di aumentare la capacità del suo impianto di trasformazione in Belgio.

L’ordine è poi stato raddoppiato a 600 milioni di dosi e la società francese Sanofi ha accettato di contribuire alla loro produzione.

La distribuzione di Moderna ha avuto problemi, con l’Italia e la Francia che hanno dichiarato di ricevere meno vaccini del previsto, così come AstraZeneca, che ha registrato ritardi nella produzione negli stabilimenti in Belgio e nei Paesi Bassi.

A fare il punto della situazione in Europa è stato il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), che monitora i dati relativi alla distribuzione e somministrazione dei vaccini nei Paesi UE.

Attualmente le dosi totali distribuite negli Stati membri dell’UE sono 55.320.469. Sono 28 i paesi segnalati: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia.

Quelle somministrate nei 29 paesi, che sono Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, sono invece 42.726.242.

Secondo quanto riferito dall’ECDC, in una classifica che riporta il numero di dosi di vaccino distribuite negli Stati UE al primo posto abbiamo la Germania (10.377.045) seguita da Francia (7.931.155), Italia (6.374.220), Spagna (5.489.765), Polonia (5.194.030), Olanda (2.578.060), Romania (2.360.280), Ungheria (2.015.500), Belgio (1.492.605), Svezia (1.345.275), Grecia (1.212.060), Portogallo (1.186.389), Austria (1.084.635), Repubblica Ceca (1.061.180), Slovacchia (855.480), Danimarca (764.990), Finlandia (744.915), Norvegia (717.915), Irlanda (706.980), Bulgaria (369.380), Croazia (352.080), Lituania (292.261), Slovenia (278.400), Estonia (172.350), Lettonia (101.040), Islanda (51.970), Malta (0). I dati sono aggiornati al 10 marzo 2021.

Nella classifica sopra citata la Germania è al primo posto. Durante la pandemia COVID-19, il Paese ha mostrato diversi elementi di successo nelle quattro fasi che hanno caratterizzato il suo modo di procedere: prevenzione, individuazione, contenimento e trattamento.

Il forte sistema sanitario tedesco e i primi progressi nella rilevazione hanno completato la sua efficace strategia di contenimento. Garantire l’aumento delle risorse umane tra le strutture sanitarie pubbliche locali a corto di personale è stata un’altra componente chiave per consentire una tracciabilità dei contatti più efficiente.

L’attenzione della Germania sulla raccolta e l’analisi dei dati e sulla comunicazione dei risultati al pubblico sta portando a una serie informata di scelte politiche che stanno generando livelli insoliti di sostegno pubblico. Il sistema federale tedesco ha portato a diversi approcci e orientamenti da parte di ogni stato nelle misure di allontanamento e successive misure di allentamento, nonché a una maggiore capacità nel sistema sanitario come prodotto dei licenziamenti.

Il governo tedesco si sta concentrando su tre indicatori – tasso di infezione, gravità della malattia e capacità del sistema sanitario – per misurare la qualità della sua risposta. Stabilire aspettative chiare e fornire trasparenza al pubblico sui criteri per il processo decisionale del governo sulla riapertura è un fattore chiave per ottenere la fiducia del pubblico.

Immediatamente dopo le misure di allentamento, la Germania ha registrato un leggero aumento del tasso di riproduzione del virus ma è stata in grado di identificare focolai nelle case di cura e nei macelli per fermare la trasmissione. La Germania è riuscita a limitare fin dall’inizio l’entità del suo focolaio, ma la questione chiave nei prossimi mesi è se sarà in grado di prevenire una seconda ondata di infezioni consentendo una maggiore libertà di movimento.

OCEANIA: il caso Australia
Dal 3 gennaio 2020 all’11 marzo 2021 l’Australia ha riportato all’OMS i seguenti dati: 29. 075 casi COVID-19 e 909 decessi.

Il 15 febbraio 2021 più di 142.000 dosi del vaccino Pfizer/BioNTech COVID-19 sono arrivate all’aeroporto di Sydney. La campagna vaccinale è iniziata ufficialmente il 22 febbraio 2021.

Le categorie vaccinate per prime sono state: gli operatori sanitari in prima linea, le forze di polizia, i residenti e lavoratori delle case di cura. In un secondo momento sono stati vaccinati anche gli over 70.

In un primo momento è stato somministrato il Pfizer. A partire da marzo 2021 hanno iniziato ad essere somministrate le dosi di Astrazeneca.

Il dato relativo ai vaccini somministrati, aggiornato al 7 marzo 2021, riporta 81.000 dosi.

Concludiamo con un sapore un po’ amaro…
Dal quadro generale emerge un’ampia varietà di strategie adottate dai vari Paesi per far fronte all’emergenza COVID-19.

Una delle conclusioni più amare, però, arriva dalla denuncia di Alleanza per il vaccino popolare, una rete di organizzazioni – tra le quali Amnesty International, Frontline AIDS, Global Justice Now e Oxfam – che ha chiesto che il vaccino fosse messo a disposizione di tutte e tutti, senza distinzione alcuna: “Nove persone su dieci nei Paesi poveri rischiano di non essere vaccinate contro il Covid il prossimo anno”.

Come riporta Amnesty, sulla base delle informazioni scientifiche disponibili e delle analisi di Airfinity, l’Alleanza ha esaminato gli accordi raggiunti tra una serie di paesi e le principali otto aziende che si sono candidate a produrre il vaccino. I paesi ricchi, che rappresentano solo il 14% della popolazione mondiale, hanno comprato il 53% dei vaccini che stanno ultimando la sperimentazione clinica. Il Canada guida la graduatoria, in quanto sarà in grado di vaccinare la sua intera popolazione per cinque volte.

Ma mentre questi paesi intraprendono il percorso per lasciarsi alle spalle la pandemia, 67 paesi a medio e passo reddito rischiano di essere lasciati indietro. Cinque di essi – Kenya, Myanmar, Nigeria, Pakistan e Ucraina – hanno segnalato complessivamente un milione e mezzo di contagi.

L’Alleanza per un vaccino popolare chiede a tutte le aziende farmaceutiche impegnate nella produzione di vaccini contro il COVID-19 di condividere la loro tecnologia e le loro proprietà intellettuali attraverso il Pool di accesso alla tecnologia sul Covid dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in modo tale che possano essere prodotti miliardi di dosi e che vaccini efficaci e sicuri siano a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno.

Coraline Gangai