COSTA D’AVORIO. Strategia della tensione a Yamoussoukro

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I due principali sfidanti del Presidente Alassane Dramane Ouattara alle prossime elezioni del 31 ottobre, hanno annunciato il boicottaggio dello scrutinio. In una conferenza stampa congiunta, l’ex capo di Stato, Henri Konan Bédié (secondo Presidente della Costa d’Avorio, dal dicembre 1993 al dicembre 1999), e l’ex primo Ministro, Pascal Affi N’Guessan (dall’ottobre 2000 al febbraio 2003), hanno invitato i loro sostenitori a bloccare ciò che considerano un “colpo di stato elettorale”. La ricandidatura di Ouattara per un terzo mandato viene infatti definita “illegale” dai suoi avversari.

Intanto, sabato 17 ottobre, la casa di Pascal Affi N’Guessan, leader dell’opposizione, è stata bruciata da sconosciuti nella sua città natale di Bongouanou. Il bilancio è già d’ingenti danni e diverse persone rimaste ferite. Banche e altre società pubbliche e private hanno reputato il caso di chiudere i battenti. Solo venerdì scorso, Pascal Affi N’Guessan e altri leader dell’opposizione avevano ribadito i loro appelli alla “disobbedienza civile” per protestare contro il terzo mandato di Ouattara.

Senza seguito è rimasto l’appello, lanciato fin dal 29 settembre scorso, dell’International Crisis Group (ICG), organizzazione indipendente per la prevenzione dei conflitti, a rinviare le elezioni presidenziali in Costa d’Avorio, in modo da poter avviare un “ampio dialogo” ed evitare i violenti scontri già verificatisi ad agosto, provocando una quindicina di morti. Secondo l’Icg: «La probabilità che queste elezioni provochino, nello Stato, una grave crisi, è alta», a dieci anni dalla crisi post-elettorale del 2010-2011 che provocò 3.000 morti. «Una breve posticipazione darebbe la possibilità di uscire dall’attuale confronto attraverso un dialogo e risolvere la controversia che rende improbabile l’organizzazione di elezioni pacifiche e trasparenti il ​​31 ottobre».

Diversi altri leader dell’opposizione, come Guillaume Soro e Laurent Gbagbo, hanno visto respinte le loro candidature dal Consiglio costituzionale ivoriano. Ma perfino quella del Presidente di Liberté et Démocratie pour la République (Lider), Mamadou Koulibaly, è stata rifiutata il 14 settembre 2020. Inoltre, lo stesso Koulibaly aveva dato conferma, il 3 dicembre 2019, dell’espulsione dal Paese della militante Nathalie Yamb, che aveva aspramente criticato la gestione politica ed economica del governo di Ouattara. Accusata in un primo momento di attività incompatibili con l’interesse nazionale e con il suo status di “straniera” dato dalla doppia nazionalità svizzero-camerunense, era stata poi incolpata di propaganda sovversiva.

L’espulsione era arrivata dopo il rimarchevole intervento di Nathalie Yamb contro la presenza francese in Africa e il franco Fcfa durante il vertice Russia-Africa a Sochi dell’ottobre 2019. A marzo, Kémi Séba, attivista francese e militante anticolonialista di origine beniniana, era stato anch’egli espulso dalla Costa d’Avorio per “rischi di disturbo all’ordine pubblico”.

Redazione