COSTA D’AVORIO. L’ONU si accorge che la gente muore

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Quando, alla fine dell’Ottocento, Joseph Conrad scrisse Cuore di tenebra, immaginò un percorso nell’Africa nera come viaggio geografico, ma anche come percorso nella parte più ancestrale della mente umana. Da qui arrivò a tracciare un parallelismo tra Londra e l’Africa come luoghi d’oscurità, evidenziando la poca differenza tra i popoli “civilizzati” e quelli “selvaggi”. Nel viaggio di ritorno, Kurtz, prima di morire, pronuncia due sole parole (che bastano a definire la nostra “civiltà”): «L’Orrore! L’Orrore!».

Allorché, il 4 maggio 2011, il Consiglio costituzionale ivoriano proclamò Alassane Dramane Ouattara Presidente della Repubblica, egli «prese atto della decisione presa». Tale proclamazione faceva seguito all’intervento dell’UNOCI (Operazione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio) ad Abidjan per mettere fine alla guerra civile. Tuttavia, secondo il rapporto di Amnesty International, scaturito da sei mesi d’inchiesta e intitolato Hanno guardato la sua carta d’identità e lo hanno ucciso, l’UNOCI non fece niente per impedire le violenze nell’Ovest del Paese. «Centinaia di persone sono state uccise, spesso su criteri di appartenenza etnica o di presunta affiliazione politica. Donne e adolescenti sono state vittime di violenze sessuali e stupri, e centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire verso altre zone della Costa d’Avorio o in altri Paesi, come la Liberia», così si legge nell’introduzione al rapporto di Amnesty International.

Intanto, il 15 ottobre scorso, i due candidati alla presidenza, Henri Konan Bédié (Pdci) e Affi Nguessan (Fpi), col supporto di tutti i partiti di opposizione, hanno comunicato di voler mantenere la loro «disobbedienza civile» per il ritiro della candidatura del Presidente Alassane Ouattara, la riforma del CSI e del Consiglio costituzionale, l’audit della lista elettorale e il rilascio dei “detenuti politici”. Inoltre, dopo aver fatto saltare il comunicato della missione ministeriale ECOWAS (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) pubblicato all’inizio della settimana, l’opposizione ha nuovamente invitato l’organizzazione a svolgere il suo ruolo nel facilitare e mediare il conflitto ivoriano.

L’ONU dal canto suo, il 22 ottobre – tramite Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale – ha fatto sapere che Antonio Guterres, preoccupato dalle tensioni in vista delle elezioni del 31 ottobre, chiede il rifiuto dell’incitamento all’odio e alla violenza politico-etnica e lancia un appello al dialogo; inoltre, condannando gli incidenti verificatisi a Bonoua e Dabou nei giorni scorsi, che hanno già lasciato sul campo diversi morti, esprime le sue sincere condoglianze alle famiglie delle vittime, «Incoraggia tutti gli attori politici e i loro sostenitori a impegnarsi in un dialogo costruttivo e a creare un ambiente favorevole ad elezioni inclusive e pacifiche». La nota non menziona però il rinvio dell’opposizione ivoriana che, nonostante una missione dell’ONU condotta sul posto in collaborazione con l’UA (Union Africaine) e l’ECOWAS (dal 4 al 6 ottobre), aveva sfidato il politico portoghese.

Dato il fallimento della prima, una seconda missione ministeriale ECOWAS è atterrata ad Abidjan il 18 ottobre 2020 e sta venendo nuovamente condotta nel quadro di una “diplomazia preventiva” volta a contribuire alla normale prosecuzione del processo elettorale e allo svolgimento delle elezioni presidenziali in un clima disteso. Guidata dal Presidente del Consiglio dei ministri ECOWAS, Shirley Ayorkor Botchwey, ministro degli Affari Esteri e dell’Integrazione Regionale del Ghana, assistito dai ministri degli Affari Esteri del Senegal e del Togo, nonché dal Commissario ECOWAS per gli affari politici, la pace e la sicurezza, generale Behanzin, la missione promette di rivelarsi pericolosa per le posizioni diametralmente opposte sullo svolgimento delle elezioni. Scene di violenza vengono segnalate a Boungouanou, dove sabato 17 ottobre è stata già incendiata la residenza dell’ex primo ministro Pascal Affi Nguessan, leader e candidato del Fronte del Popolo ivoriano (FPI).

Redazione