CORONAVIRUS. Deadline giugno e il caldo potrebbe limitarne la diffusione

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Il principale epidemiologo cinese Zhong Nanshan ha detto di aver stimato che l’epidemia si diffonderà a livello globale almeno fino a giugno.

In una clip messa in onda l’8 marzo dalla Guangdong Television, e ripresa da Scmp, Zhong ha anche ribadito che l’attenzione della Cina deve passare dal contenimento della diffusione alla prevenzione dei casi importati, soprattutto per la provincia del Guangdong, che è un importante centro di viaggi internazionali.

«I controlli sanitari alle frontiere devono essere rafforzati e si devono stabilire politiche di quarantena per i viaggiatori provenienti dalle Regioni d’Oltremare colpite dall’epidemia», ha detto Zhong. «Per le aree gravemente colpite dal nuovo coronavirus, il Guangdong potrebbe aver bisogno di inviare aiuti come dispositivi di protezione, kit di prova, tecnologie di trattamento». 

Il virus che causa il Covid-19, inoltre, potrebbe avere un punto debole legato alla temperatura con la quale si diffonde più velocemente, stando a un nuovo studio dell’Università Sun Yat-sen di Guangzhou, capitale della provincia del Guangdong nella Cina meridionale. 

Comunque gli esperti cinesi dicono che la gente dovrebbe evitare di cadere nella trappola di pensare che Covid19 reagirà ai cambiamenti stagionali esattamente allo stesso modo di altri agenti patogeni, come quelli che causano il comune raffreddore o l’influenza.

Stessa linea segue il programma di emergenza sanitaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che invita a non dare per scontato che l’epidemia si sarebbe automaticamente placata in estate.

Lo studio ha cercato di determinare come la diffusione del nuovo coronavirus possa essere influenzata dai cambiamenti di stagione e di temperatura.

Pubblicato a febbraio 2020, anche se ancora da sottoporre a peer-review, il rapporto suggeriva che il calore ha avuto un ruolo significativo nel comportamento del virus: «La temperatura potrebbe cambiare significativamente la trasmissione di Covid-19 (…) E potrebbe esserci una temperatura migliore per la trasmissione del virus (…) il virus è altamente sensibile alle alte temperature», il che potrebbe impedire la sua diffusione nei paesi più caldi, mentre il contrario sembra essere più probabile la sua veicolazione nei climi più freddi, riporta lo studio.

Di conseguenza, vi si legge che «i paesi e le regioni con una temperatura più bassa devono adottare più severe misure di controllo».

Molti governi nazionali e autorità sanitarie puntano sul fatto che il coronavirus perda un po’ della sua potenza man mano che il clima si riscalda, come generalmente accade con virus simili che causano il comune freddo e l’influenza. 

Il team di Guangzhou ha basato il suo studio su ogni nuovo caso di coronavirus confermato in tutto il mondo tra il 20 gennaio e il 4 febbraio, anche in più di 400 città e regioni cinesi. Questi sono stati poi modellati sulla base dei dati meteorologici ufficiali di gennaio provenienti da tutta la Cina e dalle capitali di ogni paese colpito.

L’analisi ha indicato che il numero di casi è aumentato in linea con le temperature medie fino a un picco di 8,72 gradi e poi è diminuito.

Tuttavia, uno studio separato di un gruppo di ricercatori internazionali, tra cui quelli di Harvard, prosegue Scmp, ha scoperto che la trasmissione del coronavirus e la rapida crescita delle infezioni è stata possibile in una serie di condizioni di umidità: «Il solo clima, aumento della temperatura e dell’umidità con l’arrivo dei mesi primaverili ed estivi nell’emisfero settentrionale, non porterà necessariamente a un calo dei conteggi senza l’attuazione di ampi interventi di salute pubblica», ha detto lo studio, che è stato pubblicato a febbraio ed è anche in attesa di una revisione scientifica. 

Graziella Giangiulio