Nel terzo appuntamento di Effetti Collaterali abbiamo parlato con il professor Alessandro Trivilini, responsabile del Servizio Informatica Forense della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana Lugano.
Con il professor Trivilini abbiamo affrontato il tema dello smart working e delle sue applicazioni, criticità e punti di forza. Lo smart working si sta rivelando la modalità lavorativa più diffusa e quella che probabilmente condizionerà lo sviluppo del mondo del lavoro post-pandemico. E non solo di quello. Le nuove relazioni industriali saranno segnate dall’esperienza della pandemia dia coronavirus e Trivilini ci ha mostrato quanto fatto dalle autorità del Canton Ticino, e della Confederazione Elvetica, nell’affrontare l’emergenza, anche sul piano professionale lavorativo, con tutte le ricadute in tema di sicurezza dei dati e responsabilità dei singoli operatori.
Trivilini ci racconta l’esperienza, infatti, portata avanti nella Confederazione Elvetica e in particolare dal Canton Ticino. Il dato che più risalta è l’importanza del fattore umano e delle potenzialità espresse da un atteggiamento consapevole nel gestire l’ambito professionale separato dall’usuale ambito e posto di lavoro.
La priorità non è tanto nel gestire da lontano il lavoro esattamente come se si fosse sul posto di lavoro tradizionale, solo cambiando strumenti, ma si deve cambiare la filosofia del lavoro e di quello che c’è dietro. Iniziare questo cambiamento dalla scelta dello strumento è sbagliato, perché non porterà a buoni risultati; occorre prima una migliore consapevolezza e preparazione di chi deve operare in smart working e poi viene la scelta dello strumento.
Buon ascolto.
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