COREA DEL SUD. Seul prevede basse probabilità di scontro militare nella penisola coreana e a Taiwan

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Secondo il think tank statale sudcoreano, Istituto per gli Affari Esteri e la Sicurezza Nazionale – Ifans, la Corea del Nord probabilmente rafforzerà il suo arsenale nucleare continuando a ignorare le richieste di colloqui di denuclearizzazione nel nuovo anno.

Il think tank prevede che la Corea del Nord userà il suo status di “Stato responsabile per le armi nucleari” per ignorare le richieste di denuclearizzazione. L’Istituto prevede che anche le relazioni intercoreane rimarranno probabilmente nell’attuale stato di stallo, riporta Hakyoreh.

In un rapporto pubblicato il 19 dicembre l’Ifans, parte della Korea National Diplomatic Academy, affiliata al ministero degli Affari Esteri, la Corea del Nord sta attualmente tornando al passato con le sue politiche in tutte le aree principali.

«La Corea del Nord sta ripetendo le dichiarazioni interne ed esterne di voler mantenere la sua posizione attuale fino alla fine del 2025, quando è previsto il 9° Congresso del Partito dei Lavoratori della Corea (…) La probabilità che la Corea del Nord mantenga la sua attuale linea politica, simboleggiata dalla creazione di un potere di autodifesa e di un’economia autosufficiente, è alta almeno per i prossimi due o tre anni», ha sottolineato il rapporto.

Ifans ha anche sottolineato le parole specifiche usate di recente dalla Corea del Nord in merito al suo status nucleare. Nella sua nuova legge sull’uso del nucleare, pubblicata a settembre, la Corea del Nord ha affermato il suo status di “Stato responsabile per le armi nucleari”. Data questa posizione, il think tank prevede che la Corea del Nord continuerà probabilmente a ignorare le richieste statunitensi di dialogo bilaterale e di negoziati sulla denuclearizzazione.

D’altra parte, l’Istituto ha sottolineato che «pur continuando a ripetere azioni provocatorie contro la Corea del Sud,  è improbabile che il Nord conduca provocazioni su larga scala che potrebbero scatenare guerre estreme o crisi nucleari come nel 2010 e nel 2017, a causa della triplice pressione delle sanzioni internazionali, del COVID-19 e dei disastri naturali» che lo hanno colpito.

In considerazione di ciò, il think tank afferma che lo slancio per portare avanti i negoziati di denuclearizzazione con la Corea del Nord dovrebbe diminuire in modo significativo.

Il rapporto dell’Ifans prevede invece che «il rafforzamento del potere di deterrenza dell’alleanza Corea del Sud-Stati Uniti per contrastare la minaccia nucleare della Corea del Nord sarà al centro della politica sulla Corea del Nord».

In altre parole, il “circolo vizioso” che vede la Corea del Nord condurre dimostrazioni di forza, la Corea del Sud e gli Stati Uniti reagire con una risposta conflittuale e la Corea del Nord rispondere nuovamente con una rappresaglia continuerà anche l’anno prossimo.

Secondo il think tank, inoltre, non sarà facile trovare una svolta per le relazioni intercoreane, che da tempo sono bloccate: «È probabile che la Corea del Nord chiuda un occhio sul miglioramento delle relazioni intercoreane, mentre fa avanzare le sue armi nucleari e si concentra sulle relazioni con la Cina e la Russia (…) Senza un precedente cambiamento nell’atteggiamento della Corea del Nord, le due Coree non avranno altra scelta che correre parallelamente l’una all’altra e le relazioni intercoreane continueranno a ristagnare», ha previsto il think tank.

Nel frattempo, si prevede che la crescente competizione strategica tra Stati Uniti e Cina continuerà.

«Gli Stati Uniti, sfruttando la guerra in Ucraina come un’opportunità, cercheranno di indebolire il potere nazionale della Russia, mantenendo al contempo l’attenzione sulla rivalità strategica con la Cina», si legge nel rapporto.

Secondo il think tank, gli Stati Uniti rafforzeranno gradualmente i loro controlli sulla Cina attraverso l’innovazione militare, il rafforzamento delle alleanze e politiche economiche competitive.

«Pur rispondendo all’offensiva statunitense, è probabile che la Cina mantenga una diplomazia attiva per rafforzare il proprio potere militare e la propria influenza, al fine di emergere come nazione potente», si legge nel rapporto.

Secondo il think tank, tuttavia, le possibilità che Cina e Stati Uniti sviluppino un rapporto simile a quello della Guerra Fredda sono “improbabili”, data la «relazione economica interdipendente e il livello della corsa agli armamenti».

Il rapporto prevede invece che «la stabilità complessiva del sistema regionale sarà mantenuta sulla base del potere superiore degli Stati Uniti come equilibratore esterno», aggiungendo che «la possibilità di scontri militari su larga scala nella penisola coreana e a Taiwan è bassa».

Antonio Albanese

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