COREA DEL SUD. Rischio abbandono americano dopo l’esempio curdo

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Strateghi, politici e militari, asiatici stanno rivedendo gli scenari peggiori ipotizzabili dopo il voltafaccia di Trump verso i curdi.

Da quando Trump ha assunto la presidenza all’inizio del 2017, gli alleati asiatici di Washington hanno trovato il modo di lavorare intorno al suo isolazionismo, ignoranza, capriccio, necessità di distogliere l’attenzione dai suoi problemi legali e fissazione con gli accordi finanziari.

Ma l’abbandono dei curdi in pasto ai turchi è un atteggiamento diverso che sottintende una sola cosa: per Trump e  la sua amministrazione essere visti come vincitori è l’unica cosa che vale. Infatti, l’abbandono dei curdi sembra essere stata la prima risposta alle crescenti richieste del Congresso di impeachment. Occorre ricordare che i curdi hanno condotto la campagna contro lo Stato Islamico e hanno perso 11.000 uomini nei combattimenti, riporta Asia Times.

In questa maniera Trump starebbe dimostrando che è pronto a mandare centinaia o addirittura migliaia di persone a morire per alimentare la sua arroganza politica.

Ed è così che il tradimento dei curdi ha scatenato per la prima volta la rabbia pubblica verso Trump da parte dei suoi seguaci repubblicani, aumentando le prospettive di impeachment.

In Asia, il tradimento dei curdi è stato il campanello d’allarme soprattutto in Corea del Sud, ma anche in Australia e Giappone. Tra i 10 paesi del sud-est asiatico, l’inaffidabilità di Trump ha solo aggiunto un’altro tassello al puzzle dell’equilibrio funzionale nelle loro relazioni di sicurezza con la Cina, gli Stati Uniti e, sempre più spesso, l’India. Per la Corea del Sud, tuttavia, la prova siriana di Trump arriva in un momento particolarmente delicato.

Seoul e Washington sono nel bel mezzo di trattative su quanto la Corea del Sud deve pagare per i 28.500 soldati americani di stanza sulla penisola. Da quando è entrato in carica, Trump si è battuto contro gli “alleati fannulloni” e ha chiesto che Europa, Giappone e Corea del Sud paghino molto di più per il mantenimento delle truppe americane di stanza nelle loro regioni.

Al momento, la Corea del Sud sta pagando circa 1 miliardo di dollari all’anno per le truppe americane. Ma girano voci voci secondo cui Washington vuole 5 miliardi di dollari all’anno.

Questa notizia non è gradita all’opinione pubblica sudcoreana, perché sull’esempio curdo, Trump, se non ottiene i suoi soldi, ordinerà il ritiro delle truppe americane, cosa su cui ha riflettuto in passato. Questo lascerebbe la Corea del Sud esposta ad un attacco dal Nord come all’inizio della guerra civile nel 1950. Oltre ai soldi, ci sono altri motivi per i sudcoreani, come le parole rivolte a Kim Jong Un da Trump in persona.

Il Giappone si trova in una posizione simile a quella della Corea del Sud – con circa 54.000 soldati americani presenti nel paese, per i quali Washington vuole più soldi.

La sicurezza nazionale, poi, è sempre stata una questione decisiva in Australia, un paese vasto con una ridotta popolazione che si è sempre sentita vulnerabile alle invasioni dal nord. Questa vulnerabilità si è intensificata man mano che la Cina è diventata una potenza espansionistica che arriva fino al Sud-Est asiatico.

I governi di Canberra sono stati rapidi nel rafforzare il loro trattato di difesa con Washington, essendo tra i primi a firmare per le guerre americane. Gli australiani hanno combattuto al fianco degli americani in tutte le principali azioni militari statunitensi dalla seconda guerra mondiale, tra cui Corea, Vietnam, Golfo Persico, Somalia, Timor Est, Afghanistan e Iraq.

Le gestione della questione della Siria settentrionale, tuttavia, è che la vicinanza del passato potrebbe non essere sufficienti a garantire la fedeltà di questo presidente degli Stati Uniti, dato che Canberra contempla un rapporto sempre più complesso con Pechino.

L’incertezza è alta vista la possibilità, che si diffonde in tutta l’Asia, della rielezione dei Trump nel 2020 per altri quattro anni.

Luigi Medici