
Un intreccio tra vicende spionistiche e sviluppo missilistico degno di Ian Fleming, occupa le prime pagine di giornali nipponici che si occupano di Corea del Nord e Corea del Sud.
La tecnologia dei missili balistici e di crociera sta crescendo in una serie di paesi, Corea del Nord in primis, tanto da incrementare notevolmente le minacce agli Stati Uniti, anche se questi missili non dispongono di testate nucleari. Lo afferma un nuovo studio del Pentagono ripreso da Japan Times. I missili sono visti come simboli di potenza nazionale economicamente convenienti, riporta Japan Times. Il programma missilistico di Pyongyang ha dalla sua una ampia disponibilità di missili, tecnologie avanzate e opzioni di lancio.
La minaccia missilistica è quindi un “clear and present danger” come l’aveva definita James Mattis, segretario Usa alla Difesa; una minaccia che va eliminata quanto prima attraverso una pressione politico-economica costante. Anche Mattis non ha mai negato che sul tavolo ci potesse essere anche quella di un cambiamento di regime in Rpdc attraverso mezzi militari che portassero all’eliminazione della leadership nordcoreana, Kim Jong Un in primis. Le recenti esercitazioni sia nord che sud coreane prevedevano proprio l’eliminazione dei leader dello stato antagonista.
L’ex presidente sudcoreano, Park Geun hye era andata oltre l’ipotesi fatta in una esercitazione militare. Aveva approvato nel 2015 un piano segreto per eliminare il leader coreano Kim Jong Un, riporta Asahi Shimbun. Alla fine del 2015, Seul riconsiderò i suoi piani di dialogo con Pyongyang per spostarsi verso il confronto con la Corea del Nord.
Il quotidiano nipponico riporta che che i piani per abbattere Kim sono stati anche spinti avanti dai rapporti dell’intelligence sudcoreana, il NIS che descrivevano una società nordcoreana instabile che soffriva per la carenza di energia e di acqua, e per il governo di un leader paranoico che teneva un attentato nei suoi confronti. Simili relazioni hanno apparentemente portato alla convinzione che un cambiamento di leadership fosse possibile in Corea del Nord.
Questo fatto potrebbe aver spinto il Nis a alterare le notizie d’intelligence date al presidente, ignorando le analisi di altri enti che dipingevano un’economia nordcoreana stabile, in cui erano l’introdotte parziali misure economiche capitalistiche e una struttura di leadership unificata sotto Kim Jong un che avrebbe reso un cambiamento di regime molto difficile. Alla fine del 2016, Pyongyang lanciò accuse a Seul di voler eliminare Kim Jong un.
Dopo tutto, è stata la Corea del Sud ad essere investita da un cambio di leadership: Park Geun hye è stato accusata di corruzione, rimossa dall’incarico e arrestata. Il piano di eliminare Kim, da lei firmato, sembra essersi bloccato, Moon Jae-in ha intrapreso una politica di dialogo con il regime di Kim Jong un. Resta la simulazione, dichiarata, nelle recenti esercitazioni congiunte tra Corea del Sud e Usa dell’eliminazione di Kim Jong un che hanno scatenato la reazione di Pyongyang.
Antonio Albanese