COREA DEL SUD. Il Frankenmissile distruggerà il Nord

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L’esercito della Corea del Sud ha rivelato piani per distruggere i siti nucleari e missilistici e i centri di comando della Corea del Nord in caso di scontro militare con Pyongyang. Nella sua audizione parlamentare annuale, l’esercito ha detto che svilupperà un “Frankenmissile” che infliggerà “costi insopportabili” a Pyongyang nelle prime fasi di un possibile conflitto armato, riporta Yonhap.

Il missile porterebbe una testata di 1.800 chilogrammi e sarebbe in grado di raggiungere qualsiasi obiettivo nella Corea del Nord, affermava il documento dell’esercito. Lo sviluppo di una simile arma balistica serve a stabilire un concetto operativo teso a ridurre al minimo le vittime civili, e a porre fine ad un potenziale conflitto militare con la Corea del Nord il più presto possibile.

Come si ricorderà, a settembre scorso, Donald Trump aveva concordato in linea di principio sull’innalzamento dei limiti imposti alle testate missilistiche sudcoreane. In base ad un accordo del 2012 con gli Stati Uniti, Seoul aveva avuto la possibilità di avere missili balistici con una portata fino a 800 chilometri, sufficiente per raggiungere qualsiasi obiettivo in Corea del Nord, con un carico utile non superiore a 500 chilogrammi.

Questa notizia si aggiunge all’escalation nella penisola coreana, dove sono in corso esercitazioni che coinvolgono la più grande portaerei americana, Uss Ronald Reagan, e le forze sudcoreane.

Pyongyang le ha definite una “prova per la guerra”.

Pyongyang ha anche reagito alla retorica belligerante del presidente Trump, affermando di essere in grado di nuclearizzare la terra ferma statunitense. Questa capacità è stata indirettamente confermata dal direttore della Cia Mike Pompeo secondo cui Pyongyang sarebbe solo a pochi mesi dal raggiungimento del suo obiettivo di realizzare un’arma nucleare in grado di colpire gli Stati Uniti continentali. Pompeo ha criticato la comunità internazionale per non essere riuscita a bloccare gli sforzi della Corea del Nord, nonostante le severe sanzioni in vigore dal 2006.

Lucia Giannini