La «calma prima della tempesta» evocata da Donald Trump nel descrivere le attuali relazioni con la Corea del Nord, per ora, ha scatenato una nuova salva di strali da parte di Pyongyang. «Trump, un vecchio pazzo, ha scagliato una serie di accuse alla Rpdc, che sembravano suggerire un’opzione estrema contro di essa», apre un editoriale comparso il 14 ottobre sul Rodong Sinmun.
«Recentemente ha bluffato, parlando di “calma prima di una tempesta” in un incontro con i vertici militari degli Stati Uniti. Qualche giorno dopo, ha affermato incautamente che il dialogo precedente tra la Rpdc e gli Stati Uniti si è rivelato inefficace e che solo una cosa si sarebbe rivelata efficace».
Il quotidiano nordcoreano definisce simili esternazioni come «brontolii di un teppista senza un uguali nel mondo» le cui osservazioni causeranno solo guai alla sua nazione: «Le osservazioni di Trump mirano a impedire che la Rpdc adotti misure strategiche per raggiungere l’obiettivo finale di perfezionare la sua forza nucleare statale e spingere per nuove sanzioni esercitando pressioni sui paesi (…) aumentando al massimo la tensione e (…) la crisi in patria e all’estero. Trump capisce chiaramente che le sue maledette osservazioni non dissuaderanno nessuno, ma metteranno la società statunitense ancora più a disagio e accelereranno il destino dell’impero malvagio. Se gli imperialisti statunitensi optano per la provocazione militare contro la Rpdc, la terraferma statunitense sarà ridotta in cenere (…) nucleare».
Nella stessa giornata, anche l’agenzia Kcna va contro le esternazioni twittate da Trump: «Il turbinio di isteriche osservazioni militari di Trump ha reso la situazione della penisola coreana così pericolosa che nessuno sa quando scoppierà una guerra nucleare che farà morire decine di migliaia di persone.
Come se si trovassero in competizione tra loro, i guerrafondai americani hanno mostrato le loro carte – varie “opzioni militari” per una guerra nucleare contro la Rpdc (…) Se si considera da sola la questione dell’uso di armi nucleari tattiche più piccole perseguito dagli Stati Uniti, in realtà significa l’alta probabilità di una guerra nucleare. Ecco perché alcuni dignitari del mondo politico, militare e accademico degli Stati Uniti sono preoccupati per questo fatto (…) Anche se gli Stati Uniti scelgono armi nucleari tattiche più piccole e qualsiasi altra cosa, sarà la risoluzione della Rpdc a far sì che paghino caro la loro aggressione».
Antonio Albanese