COREA DEL NORD. Pyongyang evade le sanzioni con oltre 200 milioni di dollari in bitcoin

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La Corea del Nord potrebbe aver raccolto più di 200 milioni di dollari attraverso le transazioni digitali di criptovaluta, l’anno scorso, proprio nel periodo di punta delle sanzioni internazionali per i suoi programmi nucleari e missilistici. Secondo quanto riportano Radio Free Asia e Yonhap, il Nsa statunitense ha stimato che, l’anno scorso, la Corea del Nord abbia ottenuto almeno 11.000 bitcoin tramite attività di mining o di hacking. 

Se la Corea del Nord avesse ancora bitcoin a partire da gennaio 2018, il loro valore è stimato a 120 milioni di dollari. Se Pyomngymag li avesse monetizzati a metà dicembre 2017, quando il loro prezzo era al suo apice, il loro valore sarebbe di 210 milioni di dollari. La Corea del Nord si sta rivolgendo all’uso di criptovaluta per contrastare le sanzioni economiche e assicurarsi i fondi per rafforzare i programmi nucleari e missilistici.

La domanda sull’utilizzo delle criptovalute per arginare gli effetti delle sanzioni era venuta fuori nel settembre 2017, in occasione dei dati delle dogane cinesi sul’export / import nordcoreano. 

Affamata di denaro, Pyongyang all’epoca avrebbe preso di mira i bitcoin, oggetto proprio di una manovra restrittiva di Pechino. 

Hacker nordcoreani presero di mira, inoltre, almeno quattro uffici di bitcoin in Corea del Sud senza però riuscire ad hackerarli. Le violazioni nordcoreane si verificarono dal 5 luglio all’8 agosto 2017 attraverso tecniche di “spear-phishing”.

Le autorità sudcoreane conclusero che gli attacchi provenivano dalla Corea del Nord, perché gli hacker utilizzavano lo stesso indirizzo IP conosciuto per attacchi precedenti. Dei nove indirizzi e-mail falsi utilizzati per lo schema, sette provenivano dal portale locale Naver, uno da Gmail e l’altro da un sito web straniero diverso, disse la polizia; quattro erano stati rubati, mentre cinque erano stati creati di recente. Dei cinque nuovi indirizzi e-mail, due erano stati sottoposti a una procedura di autenticazione da smartphone. La polizia scoprì, in un secondo momento, che anche gli smartphone erano stati hackerati.

Antonio Albanese