COREA DEL NORD. Pyongyang continua a inviare lavoratori in Cina, alla faccia dell’ONU

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Almeno 2.000 lavoratori nordcoreani sono stati recentemente inviati nelle fabbriche cinesi con visti non lavorativi: «Un gran numero di lavoratori nordcoreani è stato recentemente inviato in Cina (…) Ora lavorano nelle fabbriche di cucito e in altri luoghi», riporta Daily NK

I lavoratori sono stati inviati in varie parti della Cina.  Tutti i lavoratori non erano mai stati in Cina prima d’ora e sono entrati nel paese con i cosiddetti permessi di soggiorno, piuttosto che con visti di lavoro.  

La risoluzione 2397 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che è stata implementata nel 2017, ha vietato ai nordcoreani di ricevere nuovi visti di lavoro da tutti i paesi membri dell’Onu e ha stabilito che tutti i lavoratori nordcoreani all’estero devono tornare a casa entro il 22 dicembre 2019. I lavoratori nordcoreani che sono entrati in Cina senza visto di lavoro hanno sfruttato una lacuna nel sistema cinese dei visti, dove possono tornare in Corea del Nord ogni mese per rinnovare il visto.

Recentemente, tuttavia, riporta sempre Daily NK pare che i lavoratori hanno iniziato a saltare anche questa formalità. È abbastanza complicato avere migliaia di lavoratori in fila alla dogana per ricevere i timbri di uscita e poi uscire di nuovo e la loro assenza non ai datori di lavoro cinesi, perché li lascia senza forza lavoro per un certo tempo; ora ci sarebbe una discreta quantità di nordcoreani che non si preoccupano nemmeno di rilasciare nuovamente il visto, ma semplicemente rimangono illegalmente nel paese e continuano a lavorare con le amministrazioni provinciali cinesi che chiudono tutti e due gli occhi.

La Corea del Nord ha già messo in atto delle contromisure per affrontare il ritiro completo dei lavoratori nordcoreani il 22 dicembre, ma i nordcoreani continueranno ad entrare in Cina senza visto e a lavorare estendendo la loro permanenza; formalmente le autorità nordcoreane hanno recentemente emanato un ordine per il ritiro completo di tutti i lavoratori nordcoreani in Cina entro il 21 dicembre, un giorno prima della scadenza prevista dall’Onu. Ma questo rientro forzarono sembra interessare i lavoratori “illegali” senza visto di lavoro ma solo con il visto di soggiorno; quelli che ad oggi entrano nel Celeste Impero.

Tommaso dal Passo