È stato confermato dagli stessi media nordcoreani che la Corea del Nord ha approntato i piani per «mettere le forze armate strategiche in un’operazione di allarme elevato», svelando il risultato della sua quarta riunione allargata della settima Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori in versione inglese.
Questo fatto chiarisce l’intenzione di Pyongyang di sottolineare la sua preparazione al lancio di missili nucleari, aumentando il livello di allerta per gli Stati Uniti, riporta Dong A Ilbo.
La versione inglese del Rodong Sinmun riportava il 24 maggio scorso che durante la riunione è stato lanciato il nuovo principio di «mettere le forze armate strategiche in un’operazione di allarme elevato». L’espressione, che in coreano significa letteralmente “un alto livello di turbolenza”, è più articolata in inglese, segnalando un chiaro messaggio agli Stati Uniti. Alcuni esperti dicono che l’espressione è simile al concetto di “LOW-Launch on Warning”, adottato da potenze nucleari come gli Stati Uniti e la Russia.
«È la prima volta che la Corea del Nord usa il termine “operazione di allarme elevato” per descrivere le forze nucleari. Si tratta di uno stato in cui le armi nucleari possono essere usate in un periodo di tempo molto breve», riporta il quotidiano sudcoreano che poi prosegue: «Significa che la Corea del Nord è in grado di lanciare immediatamente un attacco nucleare ovunque nel Nord-est asiatico, sottolineando che possiede una leadership per la deterrenza nucleare (…) La dichiarazione implica che la Corea del Nord ha determinato che il suo combustibile solido è stato stabilizzato, suggerendo che è in grado di lanciare armi nucleari usando combustibile solido e tempi di lancio inferiori in qualsiasi momento».
Il regime id Kim Jong Un, quindi di fronte allo stallo nei colloqui con gli Stati Uniti d’America, stanno tornando alla precedente condotta militare basata sulla minaccia e sulla provocazione balistico-nucleare che era stata messa da parte in previsione del dialogo tra le due nazioni, arenatosi nelle secche della denuclearizzazione nordcoreana.
Antonio Albanese