COREA DEL NORD. L’agenda di Pechino prevede il fallimento dei colloqui con gli USA

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Il sito web di flight tracking Flightradar24 ha rilevato, il 9 luglio, il jet privato del leader nordcoreano nella città russa di Vladivostok. La presenza dell’aereo ha portato a una serie di speculazioni sui preparativi per la visita di Kim in Russia. Chammae-1 è atterrato a Vladivostok decollando per Pyongyang dopo alcune ore; il breve soggiorno di Chammae-1 in territorio russo suggerisce che si sia trattato di una visita della squadra che studia la  possibile visita di Kim Jong-un nella città russa a settembre in risposta a un invito di Mosca per il Forum economico, anche se Pyongyang non ha ancora risposto all’invito.

Putin ha invitato il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in, il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro giapponese Shinzo Abe, al forum di quest’anno, riporta Efe.

Se Kim e gli altri partecipassero al forum, sarebbe un evento eccezionale, in cui i leader di cinque delle sei nazioni che hanno lavorato nell’ultimo decennio per raggiungere la denuclearizzazione della penisola coreana sarebbero riunite.

Nessuno si aspettava un ravvicinamento tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord sarebbe stato facile. E pochi si aspettavano che la Cina non approfittasse dell’apertura diplomatica per promuovere ulteriormente i suoi interessi geostrategici nella regione. Ma la recente battuta d’arresto del Segretario di Stato americano Mike Pompeo a Pyongyang, dove i media statali nordcoreani hanno definito “gangsterismo” l’oltraggio dei diplomatici americani, ha dimostrato che così è stato su entrambi i fronti, riporta Asia Times.

Il 7 luglio, la Korea Central News Agency, Kcna, si è schierata contro quella che ha definito «la richiesta unilaterale e da gangster di Pompeo sulla denuclearizzazione (…) in contrasto con lo spirito del vertice e dei colloqui di Singapore».

La dichiarazione è giunta dopo che Pompeo, che non si era incontrato con Kim durante la sua attesissima visita, aveva detto che i colloqui erano «produttivi» e che erano stati fatti progressi significativi »in ogni elemento». Molti politici e analisti Usa hanno visto la mano di Pechino in questo fallimento: Pechino cercherebbe di soppiantare la dominanza geopolitica di Washington nell’area; ma una rottura tra Corea del Nord e Usa provocherebbe effetti a catena a partire dalla Corea del Sud. Seul infatti spera di poter arrivare ad una pace formale e quindi allo sviluppo di relazioni economiche e politiche nel breve periodo. 

L’attuale stop ai colloqui testimonia anche il diverso modo di vedere i colloqui: se Washington vuole la completa denuclearizzazione del Nord, Pyongyang vuole ottenere un trattato di pace che ponga fine allo stato di guerra e che possa quindi consentirle di andare avanti nei colloqui economici con il Sud e con la Cina, utilizzando la pace formale per aumentare il proprio prestigio internazionale facilitando anche il futuro ritiro delle forze Usa dalla Corea del Sud. Pyongyang, inoltre, memore di quanto avvenuto con l’Iraq di Saddam Hussein e con il Jpcoa sull’Iran, vede ancora come assicurazione sulla vita l’arsenale balistico nucleare. 

L’agenda di Pechino vedrebbe quindi il fallimento dei colloqui e le accuse di Seul a Washington che aprirebbero la strada a una maggiore cooperazione economica con Seul e ad un riavvicinamento tra le due Coree sotto l’ombrello cinese. 

Antonio Albanese