L’11 novembre la Corea del Nord ha accusato il presidente Donald Trump di essere un “distruttore” e di aver “pregato” per poter far scoppiare una guerra nucleare durante il suo primo viaggio in Asia.
«Trump, durante la sua visita, ha messo a nudo la sua vera natura di distruttore della pace e della stabilità nel mondo e ha pregato per una guerra nucleare nella penisola coreana», ha detto un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano ripreso in una dichiarazione pubblicata dall’agenzia di stampa statale Kcna, mentre Trump stava volando verso Hanoi, in Vietnam.
Il portavoce nordcoreano ha aggiunto che nulla avrebbe impedito a Pyongyang di portare avanti il suo programma di armi nucleari. «Il possesso di armi nucleari da parte della Rpdc è stata una scelta giusta ed inevitabile per difendere la nostra sovranità e dignità nazionale e i diritti del nostro popolo all’esistenza e allo sviluppo dalle crescenti minacce nucleari e ricatti da parte degli Stati Uniti e dalle sue azioni ostili contro la Rpdc. Il tempo è ormai passato per sempre quando gli Stati Uniti ci minacciavano e ricattano con armi nucleari».
Alla dichiarazione del ministero degli Esteri fa eco il quotidiano del partito di Kim Jong Un, Rodong Sinmun: «La realtà mostra chiaramente che l’unico modo per proteggere la pace e la stabilità della penisola coreana e della regione dagli Stati Uniti e la minaccia nucleare e il ricatto delle sue forze vassalli è garantire l’equilibrio della forza rafforzando la forza nucleare in qualità e quantità, in modo da annientare gli invasori e i provocatori senza pietà. La pace è garantita dall’equilibrio della forza. Questa è la verità insegnata dalla realtà».
Nel frattempo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto di non essere a conoscenza di una lettera che sarebbe stata inviata dalla leadership nordcoreana a Vladimir Putin in cui si dice che Pyongyang è pronta a colpire gli Stati Uniti.
Secondo Sputnik, la lettera è stata consegnata dalla delegazione nordcoreana alla presidente della Duma russa, Valentina Matvienko, all’incontro di ottobre dell’Unione interparlamentare. Secondo l’agenzia russa, dopo che Washington è stata informata del contenuto della lettera, gli Stati Uniti hanno cambiato posizione sulla crisi nordcoreana.
Antonio Albanese