La Corea del Sud inizierà a riaprire il parco industriale in comune con la Corea del Nord solo di pari passo con i progressi nella risoluzione della questione nucleare nordcoreana. Lo ha dichiarato il 14 giugno il ministro dell’unificazione della Corea del Sud, Cho Myoung-gyon ripreso da Yonhap.
La Corea del Sud ha chiuso il complesso industriale della città di confine nordcoreana di Kaesong (nella foto) in risposta ai test nucleari e missili del Nord nel 2016. Nel 2004, Cho, all’epoca segretario presidenziale del presidente Roh Moo-hyun, aveva avuto un grande ruolo nell’apertura del complesso, simbolo della riconciliazione inter-coreana.
Il presidente Moon Jae-in aveva precedentemente lanciato segnali di cautela su una riapertura frettolosa del complesso e su un programma di tour congiunti sul monte Kumgang, in Corea del Nord, dicendo che dovrebbero essere visti come progressi nella risoluzione del problema nucleare della Corea del Nord.
Una possibile ripresa di questi progetti potrebbe scatenare un procedimento contro Seul per violazione delle sanzioni Onu che vietano il trasferimento di grandi quantità di denaro a Pyongyang.
Ed è proprio su queste ulteriori sanzioni che si è scagliato con continuità il Rodong Sinmun, voce del partito di governo della Rpdc.
«Il ministero degli Affari esteri della Rpdc condanna fortemente e rifiuta un’altra campagna di sanzioni dell’Onu, in quanto è un atto ostile al fine di mettere un blocco sulle forze nucleari della Corea del Nord, cercando di disarmarla e di soffocarla economicamente.
Gli Stati Uniti aumentano il loro arsenale militare, compresa la modernizzazione delle armi nucleari solo per ottenere il possesso esclusivo e permanente del più sofisticato sistema di armi nel mondo. Ma ad altri paesi non è permesso testare o lanciare alcun oggetto che contenga in sé le parole nucleare o balistico. Questo dimostra l’altezza della loro arroganza sconfinata, della loro giustizia e del loro doppio binario normativo (…)
L’accumulo delle forze nucleari da parte della Rpdc è l’assolutamente naturale l’esercizio della sua sovranità per ostacolare quello che gli Usa hanno imposto contro la minaccia nucleare della Rpdc in un modo senza precedenti (…)
È un errore di calcolo fatale se i paesi che hanno avuto una mano nel tratteggiare la “risoluzione delle sanzioni” pensano di poter ritardare o controllare lo sviluppo aperto delle forze nucleari della Corea del Nord anche per un momento (…) Continuano a parlare di “dialogo”, ma non ha alcun senso professare il dialogo con precondizioni ingiuste e applicando “la massima pressione”.
Non importa ciò che gli altri dicono, qualunque sanzione e pressione possano fare, non lasceremo mai il percorso di costruire forze nucleari per difendere la sovranità del paese e i diritti all’esistenza nazionale verso la vittoria finale».
Antonio Albanese