COREA DEL NORD. È ancora florido l’export di manodopera 

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Nonostante le sanzioni di Stati Uniti e Nazioni Unite sul commercio nordcoreano, la filiera dell’esportazione di manodopera resta ancora molto attiva. Lo US Countering America’s Adversaries through Sanctions Act, Caatsa, dell’agosto 2017 impone sanzioni a tutte le imprese ed a tutti i singoli che impiegano lavoratori nordcoreani. Ma questo non sta fermando la politica di Pyongyang di esportare manodopera, riporta Asia Times

Dei circa 100.000-200.000 nordcoreani che lavorano attualmente all’estero, circa l’80% si trova in Cina e in Russia, secondo il think tank statunitense C4ads, Center for Advanced Defense Studies. Secondo C4ads, il dato è cresciuto notevolmente dal 2012, anno in cui si stimava che circa 60.000-65.000 nordcoreani lavorassero all’estero. L’aumento delle “esportazioni di manodopera” dimostra quanto questo settore rifornisca di denaro la Corea del Nord, mentre le sanzioni sono operative su altri settori commerciali.

C4ads ha recentemente pubblicato uno studio sull’uso di manodopera della Corea del Nord, secondo cui Pyongyang guadagni tra 1,2 e 2,3 miliardi di dollari l’anno da questo settore. In Cina, i nordcoreani lavorano nei cantieri edili, nelle fabbriche di abbigliamento e nei ristoranti statali, mentre in Russia sono stati impiegati nei campi di disboscamento in Siberia, e sono impegnati in una serie di industrie in tutto il paese. La questione è venuta alla luce con l’imposizione da parte degli Stati Uniti di misure nei confronti di agenzie, società e privati cinesi e russi recentemente identificati come responsabili dell’elusione delle sanzioni commerciali.

C4ads stima che il numero di paesi che impiegano lavoratori nordcoreani sia compreso tra 16 e 60, sottolineando l’opacità e l’incertezza che circondano il dispiegamento di lavoratori all’estero da parte di Pyongyang. Ma è chiaro che i nordcoreani lavorano in paesi ben oltre Cina e Russia, come in Malesia.

Dopo l’assassinio di Kim Jong-nam, a Kuala Lumpur, la Malesia ha rimpatriato circa 1.000 lavoratori nordcoreani, di cui si sapeva poco o nulla; di questi la maggior parte erano impiegati nelle miniere di carbone e nei cantieri di Sarawak, isola del Borneo, in virtù di un accordo ufficiale tra i due governi.

Secondo il North Korea Strategy Center, il 90% dei salari dei lavoratori malesi venivano pagati direttamente al governo nordcoreano e non era chiaro quanto i lavoratori puoi ricevessero. Il Medio Oriente è altra nota destinazione per i lavoratori edili nordcoreani, circa 1.000 in Qatar e 3.000 in Kuwait; 500 in Polonia nella sua industria cantieristica.   

Graziella Giangiulio