COREA DEL NORD. Dialogo USA-Cina-NordCorea all’orizzonte?

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La recente nomina del ministro degli Esteri della Corea del Nord a membro del politburo del partito dei Lavoratori della Corea al governo sembra destinata a sostenere il regime per possibili contatti con Stati Uniti e Cina.

Stando a quanto riporta Yonhap, la Corea del Nord ha infatti promosso il ministro degli Esteri Ri Yong-ho a membro del Politburo del Partito dei Lavoratori di Corea; fino ad ora solo due ministri degli Esteri nordcoreani sono stati membri del Politburo con Kim Il-sung, padre fondatore della nazione. La nomina dell’attuale ministro degli Esteri sembra intesa a preparare potenziali contatti con Stati Uniti e Cina, facendo corrispondere il rango politico e diplomatico nordcoreano a quello cinese.

La promozione di Ri sembra indicare un tentativo da parte della Corea del Nord, quindi, di rompere il suo profondo isolamento internazionale, innescato dai programmi nucleari e missilistici del paese.

Nel frattempo non si ferma la guerra “ibrida” tra le due parti della penisola coreana. Hacker nordcoreani avrebbero rubato una grande quantità di documenti militari classificati, tra cui l’ultimo piano operativo di guerra sudcoreano-Usa, lo scorso anno. A denunciarlo, il partito democratico sudcoreano secondo cui gli hacker sono entrati nel Defense Integrated Data Center a settembre del 2016 per rubare i file, come gli Oplan 5015 e 3100.

Oplan 5015 è l’ultimo progetto comune tra Seoul e Washington per gestire una guerra totale con Pyongyang, che conterrebbe le procedure per “decapitare” la leadership nordcoreana; Oplan 3100 è il piano di Seoul per rispondere alle provocazioni localizzate del Nord.

In totale sono stati sottratti 235 gigabyte di documenti militari sono stati presi con il contenuto di quasi l’80 per cento di loro ancora da identificare. Tra questi anche i piani di emergenza per le forze speciali del Sud, i rapporti ai comandanti superiori degli alleati e le informazioni sulle strutture militari e sulle centrali elettriche chiave.

Lo scorso maggio, le autorità investigative del ministero della Difesa dissero che Pyongyang era dietro l’hacking della rete online dell’esercito, non rivelando quali dati fossero stati rubati. Pyongyang ha negato la responsabilità per i cyberattacchi, affermando che Seoul mentiva.

Antonio Albanese