Pechino ha bloccato del tutto le importazioni di pesce nordcoreano. Secondo quanto riporta Global Times, tutti i 27 camion cinesi, usati per esportare merci dalla Corea del Nord verso la Cina sono tornati nella zona di Quanhe a Hunchun, nella provincia nord-orientale della Cina di Jilin, dopo che le autorità locali hanno vietato le importazioni dalla Corea del Nord e dopo che gli importatori sono stati invitati a distruggere le merci. Questa città cinese si trova vicino al confine con la Corea del Nord. Le perdite dirette totali causate da questo incidente sono pari a 21,98 milioni di yuan, cioè 3,3 milioni di dollari, secondo Global Times, tabloid popolare del Quotidiano del popolo, organo del partito comunista cinese. Tutti i prodotti ittici interessati dal bando sono stati distrutti, secondo l’amministrazione locale citata da Global Times.
Il 14 agosto, il ministero del Commercio cinese ha annunciato la decisione di proibire le importazioni di carbone, ferro, minerale, piombo e frutti di mare dalla Corea del Nord a partire dal 16 agosto; il 6 agosto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva adottato all’unanimità nuove sanzioni sulla Corea del Nord, che vietava l’esportazione di carbone, ferro, minerale di ferro, piombo, minerale di piombo e frutti di mare, al fine di soffocare un terzo dei ricavi annuali di Pyongyang pari a 3 miliardi di dollari secondo Reuters.
Questi prodotti erano stati bloccati sul ponte tra il porto doganale della Cina Qunahe e il porto doganale di Wonjong della Corea del Nord per due giorni. Le perdite indirette sono stimate in 300 milioni di yuan, perché rimangono ancora carichi cinesi sul lato nordcoreano, riporta il tabloid cinese (nella foto). Le autorità locali hanno chiesto agli importatori di frutti di mare di firmare un accordo per distruggere tutti i prodotti coinvolti, ma non è ancora chiara la materia degli indennizzi. Ogni anno Hunchun importa circa 400.000 tonnellate di prodotti ittici, tra i quali 150.000 tonnellate provengono dalla Russia e dalla Corea del Nord.
Pyongyang ha reagito condannando apertamente e nuovamente le sanzioni dalle colonne del sito statale Uriminzokkiri: «La situazione sulla penisola coreana si è aggravata rapidamente dopo l’adozione della “risoluzione delle sanzioni” anti-Corea numero 2371 dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite manipolato dagli Stati Uniti.
Il governo della Rpdc ha denunciato la “risoluzione”, volta a bloccare completamente il suo sviluppo economico e il miglioramento della vita delle persone, come una violenta violazione della sovranità del paese e ha chiarito la sua volontà di contrastarla duramente (…) I paesi che hanno votato per le sanzioni contro la Rpdc si stanno preoccupando, chiedendosi se vanno d’accordo “restrizioni” e “soluzione pacifica”. È una chiara indicazione dell’imbarazzo che hanno affrontato nello sviluppo della situazione. È verità ripetutamente dimostrata nella storia che le sanzioni non hanno mai aiutato a risolvere un problema e non sono utili a nessuno».
Antonio Albanese