La Corea del Nord ha intensificato le misure di controllo delle malattie, soprattutto per gli individui impegnati in attività di contrabbando sponsorizzate dallo Stato al confine sino-nord coreano.
«Le autorità stanno permettendo ai commercianti di lavorare nella regione di confine sino-nord coreana per un periodo di una settimana prima di essere avvicendati», riporta Daily Nk citando fonti locali «Il governo ha limitato il periodo perché teme che chiunque sia entrato in Cina o abbia avuto contatti con un cinese possa essere infettato dal coronavirus», prosegue Daily NK.
I commercianti coinvolti in operazioni di contrabbando gestite dallo Stato possono svolgere le loro attività nella provincia di North Pyongan, nella provincia di Chagang, nella provincia di North Hamgyong e nella zona economica speciale di Rason per una settimana prima di essere “ciclizzati” fuori dall’area; «Squadre composte da commercianti e autisti vengono inviate nella regione di confine per una settimana. Dopo la fine della settimana, vengono messi in quarantena per un mese», sistemati in alloggi nella regione di confine tra la Corea del Nord e la Cina.
I trader che hanno «preesistenti condizioni mediche», cioè patologie, non sono autorizzati ad unirsi alle squadre che si dirigono verso la regione di confine. Alcuni dei commercianti hanno criticato questa regola, confrontando il processo di selezione delle squadre commerciali con il 5° Dipartimento del Partito dei Lavoratori della Corea – un’organizzazione notoriamente selettiva composta da donne che si occupano degli affari della famiglia di Kim Jong Un e di funzionari d’élite.
Oggi, queste attività sono monitorate da sei diverse organizzazioni, tra cui un’unità speciale inviata dal governo centrale, uffici locali del Ministero della Sicurezza, uffici della Sicurezza affiliati agli uffici doganali, funzionari doganali, funzionari locali per il controllo delle malattie e funzionari governativi affiliati al Ministero delle Relazioni economiche esterne.
«Il governo ha rafforzato la sorveglianza sulle attività di contrabbando gestite dallo Stato, grazie all’attenzione rivolta al controllo e alla prevenzione delle malattie. Normalmente, tuttavia, un monitoraggio così pesante sarebbe finalizzato a garantire la trasparenza delle operazioni di contrabbando», prosegue Daily NK.
Il contrabbando gestito dallo Stato sarebbe stato chiuso a seguito della chiusura del confine tra la Corea del Nord e la Cina alla fine di gennaio, ma è ricominciato all’inizio di marzo. Sembra che i funzionari nordcoreani abbiano ripreso le attività di contrabbando per alleviare l’impatto negativo della chiusura sull’economia del Paese.
La Corea del Nord sta principalmente contrabbandando merci specificamente richieste dal leader nordcoreano Kim Jong Un: «Le autorità stanno dando priorità all’importazione solo delle cose più necessarie». Le merci vengono disinfettate immediatamente all’arrivo nel Paese. Gli articoli meno urgenti vengono conservati per un periodo di due settimane in un deposito dopo essere stati disinfettati.
Si ha poi notizia che 11 prigionieri della prigione di Chongori, nella provincia di North Hamgyong, sono morti, a causa di problemi respiratori e anche di febbre alta. La prigione di Chongori “ospita” i nordcoreani rimpatriati dalla Cina ed è raro sentire parlare della morte di un numero così elevato di detenuti con gli stessi sintomi.
Inoltre, la Corea del Nord ha sconsigliato ai cittadini di andare in zone affollate, dicendo che il coronavirus può essere trasmesso anche attraverso le infezioni agli occhi. Il Rodong Sinmun ha messo in evidenza le misure di distanziamento sociale, poiché il covid19 è risultato più contagioso di quanto si sapesse in precedenza.
Il giornale ha anche sottolineato la necessità di evitare di fare lunghe file nei negozi o di andare in posti affollati come parte degli sforzi sociali per prevenire la diffusione del nuovo coronavirus.
La Corea del Nord ha chiuso tutti gli ingressi per quasi due mesi, anche se ha ripetutamente affermato di non avere casi confermati di covid19; il rischio è elevatissimo poiché condivide un confine lungo e poroso con la Cina, dove il virus ha avuto origine, e manca di forniture mediche chiave e di infrastrutture per controllare e curare le persone infette.
Antonio Albanese