Contrordine compagni!

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ITALIA – Brescello. «Qui l’unica autorità che riconosco è il popolo e il popolo siamo noi!» era una delle frasi culto di Peppone, al secolo Giuseppe Bottazzi, nella pellicola intitolata Don Camillo e l’onorevole Peppone, anno 1955, ambientata nel mitico paese di Brescello nel cuore dell’Emilia. Con questa frase si dipinge ancora oggi l’Italia del “Pd senza l” e del M5S. L’eccelso Gino Cervi, Peppone, al secolo Pierluigi Bersani, e Don Camillo, al secolo Giuseppe Piero Grillo e il suo MoVimento a 5 Stelle che ha come unico Dio il web (questo parla a tutti però, non a lui solo) animano i dibattiti della piazza 2.0.

E così, oggi, Bersani, un po’ come Peppone si è confrontato con il suo avversario – amico storico, Don Camillo (e il Signore) per cercare la “quadra” sulla “governabilità del Paese”. Lo ha fatto in diretta streaming – collegato con il “signore” moderno del web, cui dopo un breve preambolo ha dichiarato: «per sincerità non siete esclusivi». 

Come al “bar dello sport” sotto casa, con la “birretta”, Bersani da un alto, Crimi&C. dall’altro, hanno aperto un dialogo, peccato che ci sia stato quel tavolo di mezzo! Sembrava di essere al Bar Mario, a bere la “bicicletta”, ossia birra e gazzosa.  

La conversazione a tratti esilarante, quanto quella tra Cervi e Fernandel, ricordava il compagno Giuseppe Bottazzi in campagna elettorale, che dal palco tra vessilli rossi e colombe, esortava i “cittadini compagni” a votarlo sindaco. «Voglio dire due parole alla reazione clericale, atlantica, guerrafondaia che tutti ben conosciamo! (…) Per tutti i corvi neri che parlano di patria, (…) di sacri confini minacciati e altre balle nazionaliste, noi diciamo che la patria siamo noi, la patria siamo noi, la patria è il popolo! (…) E questo popolo non combatterà mai contro il glorioso paese del socialismo, che porterà al nostro proletariato oppresso la libertà e la giustizia!».  

E Don Camillo in versione moderna, una e trina vedeva un Crimi immobile, una Lombardi nervosa, un grillo in spirito, lì a far finta di ascoltare. 

La Governabilità dell’Italia, diceva Bersani-Peppone al suo Don Camillo uno e trino, è suddivisa in «registri»: «due». Tra i temi caldi del primo «registro»: «Terapia d’urto sul tema della corruzione», Europa sì, ma non troppo, «Norme sul conflitto di interesse, “ce le ho pronte” “le posso fare”», «acuto problema sociale» e ancora «pacchetto governo» «8 punti ma che possono essere 9, 10». Poi il registro due: «quello costituzionale, che ne parliamo da vent’anni e non abbiamo concluso niente!». Ma Peppone ha una soluzione, questa volta ci siamo: «Sto predisponendo una proposta che rende e-si-gi-bi-le a da-ta cer-ta un meccanismo di riforma costituzionale che tocchi i punti essenziali». Don Camillo è spiazzato, il Signore in quel momento è occupato sull’altra linea e allora ecco, che Peppone incalza: «La proposta ovviamente è discutibile, qui, nessuno, qui deve dettare i compiti». Il «secondo registro può partire se parte il primo». 

La parola poi passa a Don Camillo uno e trino, il duo Lombardi – Crimi, sono piuttosto pensierosi, grillo è disconnesso perché il Signore è il web ma il web quando serve, purtroppo tace. I due si cercano con lo sguardo, cercano il sostegno uno dell’altro, per arrivare a dire una frase topica: «Se portati in aula (i principi esposti da Bersani-Peppone ndr) il nostro sostegno è pieno». 

Ma, e c’è sempre un ma: «Per quanto riguarda la fiducia in bianco […] noi sinceramente, anche su mandato degli elettori, e il messaggio che riceviamo malgrado altre voci dicano che venga fatta una sollecitazione per un atto di responsabilità, il messaggio dei nostri elettori è quello di non dare una fiducia in bianco». Quindi no fiducia. Bersani-Peppone non ha capito e stolidamente dice: «aspetto risposta conclusiva». 

Il dialogo è chiuso, il tavolo rimane… tutti fuori dal web!

Bersani ora prende tempo. Novello Peppone ce lo immaginiamo che si consulta con il “comitato centrale” o passeggia su e giù per le stanze di casa sua. 

E ci immaginiamo pure la consultazione di Don Camillo uno e trino con il “signore”, per poi arrivare alla seguente risposta conclusiva: «Ma se lo sai che non torni più! (…) Mo stai zitto, ma tu non ti fai certo venire il mal di testa veh, buono a niente!».