Consiglio europeo: accordo sul Quadro Finanziario Pluriennale

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UE – Bruxelles. Lo scorso 8 febbraio, il Consiglio Europeo ha finalmente raggiunto un accordo sul Quadro Finanziario Pluriennale, che definirà le priorità del budget dell’Unione per il periodo 2014-2020. In linea con i precedenti sforzi di consolidamento nei bilanci degli Stati membri, i leader europei hanno trovato un compromesso sui tagli da apportare alle risorse mobilizzabili dall’Unione rispetto al precedente Quadro 2007-2013. 

Affinché il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale entri in vigore il prossimo gennaio, sarà necessario un ulteriore accordo tra Consiglio e Parlamento europeo, da perfezionare nei prossimi mesi. Si tratterà infatti di accogliere i circa 75 provvedimenti legislativi che sostanzieranno le Conclusioni del Consiglio europeo di febbraio; mediante un’adozione del Consiglio previo consenso del Parlamento europeo, in base alla tipologia dell’atto; oppure, tramite una procedura di co-decisione tra Consiglio e Parlamento europeo per gli aspetti finanziari di specifici settori.

Allo stato attuale, l’accordo raggiunto dal Consiglio, limita il tetto di spesa per l’Unione a 28 membri – l’adesione della Croazia è prevista per il 1 luglio 2013 – a 959.99 miliardi di euro, corrispondenti all’1% del prodotto interno lordo dell’Ue. In termini reali dunque, la spesa globale dell’Unione è stata ridotta del 3,4% rispetto al precedente Quadro Finanziario Pluriennale. Per la prima volta nella storia economica europea, si registra un’involuzione rispetto al passato, con un tetto di pagamenti che passa dai 942,78 miliardi per il periodo 2007-2013, ai 908,4 miliardi per l’intervallo 2014-2020.

Nonostante i tagli all’importo totale, che ammontano a 34,4 miliardi in impegni di spesa e 35,2 miliardi in pagamenti, i capi di stato e di governo hanno accettato un sostanziale aumento delle risorse finanziarie allocate nella ricerca, nell’innovazione e nell’educazione, con lo scopo di creare nuove opportunità di lavoro. Il tetto di spesa nel settore competitività sarà infatti aumentato del 37%; inoltre, vi è la promessa di accrescere l’impegno in termini reali sui programmi di ricerca “Horizon 2020” e “Erasmus for all”. Mentre, “Connecting Europe Facility”, diverrà un nuovo strumento di collegamento nel settore europeo dell’energia, dei trasporti e delle infrastrutture digitali, per il quale saranno destinati 29,30 miliardi di euro, corrispondenti ad un incremento di più del 50% rispetto al Quadro Finanziario attuale.

Per diminuire le disparità tra le diverse regioni europee, la ricetta sarà ancora quella della Politica di Coesione, con una spesa di 325,15 miliardi di euro che dovrebbero vedere nel prossimo Quadro Finanziario uno sbilanciamento ulteriore verso gli stati meno sviluppati. Solamente 6 miliardi di euro saranno destinati al sostegno della disoccupazione giovanile, finanziati tra l’altro per metà al di fuori del Fondo Sociale europeo; saranno infine destinati 2,5 miliardi di euro ai cittadini dell’Unione al di sotto della sogli di povertà. Cifre che fungono da “disclaimer” rispetto all’entità dei fenomeni sociali sui quali insistono.

Allo sviluppo sostenibile e le risorse naturali saranno destinati 373,18 miliardi di euro, al cui storno e stato immediatamente affiancata la riforma della Politica Agricola Comune. Il 30% dei pagamenti diretti in questo settore, saranno condizionati a nuovi criteri di rispetto per l’ambiente, connettendo la PAC agli obbiettivi europei nella lotta al cambiamento climatico. Le ataviche disparità nell’allocazione dei fondi PAC, saranno parzialmente calmierate da un nuovo criterio che prevedrà che gli Stati membri il cui livello di pagamenti diretti è al di sotto del 90% della media europea in questo settore, vedranno colmato un terzo del loro gap entro la fine del periodo sul quale insisterà il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale.

La spesa per la sicurezza e la cittadinanza avrà da parte sua un tetto massimo di 15,69 miliardi di euro, con particolari misure riguardanti asilo, immigrazione ed iniziative sulle aree di confine esterno all’Unione con ricadute sulla sicurezza interna.L’implementazione del ruolo dell’Europa nello scenario internazionale, resta, almeno negli intenti, una priorità del Consiglio, che destinerà allo scopo 58,7 miliardi di euro. 

Sul fronte delle spese amministrative, l’accordo riflette gli sforzi degli Stati membri nel consolidare le proprie finanze pubbliche. Il limite di spesa è in questo settore fissato a 61,63 miliardi di euro, con un taglio di 2,5 miliardi rispetto allo scenario attuale. Come preannunciato, i funzionari europei saranno ridotti del 5%, compensando il tutto con un incremento dell’orario lavorativo; inoltre, retribuzioni e pensioni dei funzionari dell’Unione saranno congelati per due anni, portando il contributo di solidarietà dal 5,5% al 6%.

In vista dell’ingresso della Croazia nell’Unione europea, è stato infine previsto un tetto alla spesa di compensazione per il nuovo Stato membro, fissato a 27 miliardi di euro; facendo si che quest’ultima benefici del nuovo status, senza divenire un contributore netto nei primi anni di appartenenza all’Unione.