Con o senza glutine?

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Nella guerra alimentare statunitense, in questi giorni si sta consumando uno scontro diretto tra: “pro dieta senza glutine” e “contro una dieta senza glutine”. Tra gli appartenenti al primo gruppo da cinque anni ci sono in prima fila madrine come: Gwyneth Paltrow e Oprah Winfrey. Mentre a lottare per diete a base di glutine al primo posto le grandi industrie alimentari. Un colpo basso alla dieta senza glutine arriva da una ricerca universitaria della University of Illinois a Chicago secondo cui nella farina di riso, che viene utilizzata come un sostituto per il grano, tendono ad accumularsi metalli tossici che possono aumentare il rischio di cancro, malattie cardiache e malattie neurologiche. La notizia sta facendo il giro degli USA mettendo in allarme soprattutto i pazienti affetti da celiachia che il glutine non lo possono proprio mangiare. Negli Stati Uniti a soffrirne meno dell’1 per cento della popolazione a cui vanno aggiunti gli intolleranti al glutine.

A quanto si apprende, dalla ricerca universitaria, l’arsenico e il mercurio entrano nel riso via fertilizzanti, del suolo e dell’acqua. Anche se è presto per dirlo, le più recenti scoperte suggeriscono, secondo questi studiosi, che i possibili rischi della dieta, se adottata volontariamente, possono superare i benefici ancora clinicamente da provare della dieta glutine free. Gli autori hanno esaminato le abitudini alimentari di 7.480 persone, e hanno scoperto che tra le 73 persone che hanno riferito di mangiare senza glutine, i livelli di arsenico nelle urine e mercurio nel loro sangue erano più concentrati di quello degli altri intervistati. Infatti, rispetto ai mangiatori di glutine, i livelli di arsenico erano quasi due volte più alti e livelli di mercurio sono stati il 70 per cento in più nei partecipanti senza glutine. Visto che circa un quarto degli americani ha riferito di mangiare senza glutine nel 2015 con un aumento del 67 per cento dal 2013, secondo UIC i ricercatori si dicono preoccupati.

«In Europa, ci sono norme per l’esposizione all’arsenico alimentare, e forse questo è qualcosa che qui negli Stati Uniti si ha bisogno di prendere in considerazione», ha riferito l’autore dello studio Maria Argos, assistente professore di epidemiologia presso la Scuola UIC della sanità pubblica, in un comunicato stampa. E poi ha aggiunto: «Se il consumo di farina di riso aumenta cresce anche il rischio di esposizione all’arsenico, e dunque avrebbe senso regolare la quantità di metallo negli alimenti». Il dato non trascurabile ancora una volta è che se il terreno coltivato è sfruttato e maltrattato, inquinato, indipendentemente dalle attenzioni dei cittadini si rischia di compromettere la salute. E ancora, per quanto le case industriali possano lamentarsi oltre al glutine a non aiutare la salute dei pazienti, come quelli malati di tumore, gli eccessi di zuccheri e grassi negli alimenti industriali.

di Graziella Giangiulio