CINA. Xi Jinping riunisce i vertici per seguire le elezioni USA

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Dal 4 all’8 novembre Pechino ospiterà una riunione legislativa per discutere di una serie di temi. Tra i temi in discussione l’esito delle elezioni negli Stati Uniti. Non si tratterebbe di una coincidenza, ma la riunione è stata indetta appositamente per l’esito delle elezioni USA. 

Trump ha minacciato la Cina di importanti aumenti tariffari, Harris proseguirebbe la politica delle sanzioni dell’Amministrazione Biden. Sono alti i timori di una guerra commerciale e d’instabilità geopolitica che potrebbero emergere dal risultato statunitense, riportano Reuters e AF. Ci sono timori anche che se Donald Trump, il candidato repubblicano, perdesse la sua candidatura per la rielezione: la minaccia di possibili disordini potrebbe portare a ripercussioni economiche per i paesi in Asia.

La data della riunione del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo è stata annunciata venerdì da Xinhua, tuttavia non è stata fatta menzione di una serie di misure fiscali volte a rinvigorire l’economia in difficoltà del paese, che non sono ancora state elencate nell’ordine del giorno. I legislatori sono pronti a deliberare su risorse minerarie, energia, legislazione antiriciclaggio, questioni marittime e altre aree, riporta Xinhua.

L’esito delle elezioni presidenziali statunitensi sarà un obiettivo chiave, secondo SCMP. L’incontro è considerato come una risposta strategica ai potenziali sviluppi geopolitici: ”La tempistica suggerisce che i decisori politici cinesi mirano a gestire qualsiasi ricaduta dalle elezioni statunitensi e fornire aggiornamenti sugli sforzi di stimolo economico del paese”.

I dati riportano che Pechino non ha preso grandi decisioni economiche, nonostante la situazione lo richieda, finché non conoscerà l’esito delle elezioni statunitensi. Il WSJ ha affermato che “la leadership cinese ha certamente indicato cosa vuole dal prossimo leader americano: prevedibilità e una volontà di ammorbidire la posizione dura di Washington nei confronti della Cina”.

L’imprevedibilità di Trump è stata un problema per i cinesi durante il suo mandato, quando Washington ha lanciato una guerra commerciale contro Pechino. “Xi e il suo team hanno trovato estremamente estenuante dover avere a che fare con un dealmaker imprevedibile che usava pressioni estreme per ottenere concessioni (…) La prospettiva di una guerra commerciale 2.0 sotto una seconda amministrazione Trump, in un momento di notevole stress economico in Cina, sta tenendo sveglie almeno alcune persone a Pechino”.

Se Kamala Harris vincesse, si prevede che erediterà in gran parte l’approccio di Biden alla Cina: “duro ma anche più mirato”. Ma se Trump vincesse e aumentasse i dazi sui prodotti dalla Cina, come ha minacciato, potrebbe ridurre di 2,5 punti percentuali la crescita del prodotto interno lordo della Cina nel successivo periodo di 12 mesi. Ciò aumenterebbe notevolmente i costi negli Stati Uniti. E “Pechino probabilmente reagirebbe” portando potenzialmente a cicli di rappresaglie.

Per mitigare l’impatto, Pechino dovrebbe aumentare lo stimolo fiscale, concedere molto credito e forse svalutare la moneta. Nel frattempo, sono in programma anche questioni relative alla nomina e alla rimozione di funzionari, così come un esame del rapporto di lavoro finanziario del Consiglio di Stato, la gestione dei beni di proprietà statale e un rapporto speciale sui compiti amministrativi dei beni sostenuti dallo Stato l’anno scorso, secondo Xinhua.

Tommaso Dal Passo 

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