
Lo yuan cinese ha toccato il suo minimo in sei mesi e si prevede un ulteriore indebolimento della valuta cinese nel prosieguo dell’anno.
I mercati obbligazionari mondiali stanno mettendo i tassi cinesi e globali su percorsi divergenti, speculando su tagli in Cina per stimolare la vacillante ripresa del Paese, rispetto a possibili rialzi da parte della Fed statunitense per contenere l’inflazione, riporta AF.
Per questo banche e aziende cinesi si preparano ad avere una valuta più debole, proprio mentre Pechino sta lanciando ulteriori stimoli. A maggio, lo yuan ha superato il livello di sette per dollaro, che è stato tenuto sotto controllo, e non si è più fermato, mentre la ripresa economica della Cina, dopo la pandemia, sta crollando a causa della debolezza della domanda interna ed estera.
I tagli dei tassi chiave in Cina hanno trascinato lo yuan al ribasso questa settimana, portando il divario tra i rendimenti sovrani a 10 anni in Cina e negli Stati Uniti al livello più alto da novembre. Il divario con i rendimenti britannici è il più ampio degli ultimi 16 anni.
La posizione, con i tassi cinesi al di sotto di quelli statunitensi, è l’inverso di oltre un decennio di forte crescita che ha visto la Cina pagare rendimenti migliori rispetto ai mercati occidentali.
Il fatto che la Cina non riesca a riprendersi con l’allontanarsi della pandemia ha colto molti di sorpresa e, insieme alla velocità della recente caduta dello yuan, ha spinto le banche d’investimento a tagliare le previsioni valutarie e gli analisti a vedere i rischi che si prospettano con l’accumulo di dollari da parte delle aziende.
JP Morgan in una nota ha detto che: «Lo yuan è destinato a rimanere sotto pressione a causa di un carry strutturalmente negativo che ostacola i flussi di sostegno, tra cui gli afflussi obbligazionari degli investimenti di portafoglio esteri e la vendita di dollari da parte delle aziende (…) La tolleranza della People’s Bank of China nei confronti della debolezza della valuta (…) apre anche lo spazio per un’ulteriore debolezza dello yuan». La stessa JP Morgan ha rivisto al ribasso le sue previsioni di fine anno sullo yuan, da 6,85 a 7,25 per dollaro.
Lo yuan ha perso quasi il 4% quest’anno, arrivando a 7,1674 per dollaro il 14 giugno, diventando una delle valute asiatiche con le peggiori performance, mentre la ripresa cinese post-Covid, ampiamente propagandata, ha perso rapidamente vigore.
Alcune banche d’investimento si aspettano che lo yuan finisca l’anno a 7,3, livello già visto a novembre 2022, quando le frontiere cinesi furono chiuse e le rigide politiche sanitarie interruppero l’attività economica.
Le azioni e le aspettative politiche spingono i mercati dei tassi e delle valute a muoversi in tandem, in previsione del fatto che le economie occidentali continueranno a lottare per contenere l’inflazione e a mantenere strette le impostazioni politiche, mentre la Cina faticherà a replicare la crescita pre-pandemica.
Gli operatori globali sono pronti a un periodo prolungato di tassi d’interesse elevati negli Stati Uniti e, sempre più spesso, la Cina manterrà i tassi bassi o li abbasserà ulteriormente.
La Cina ha già tagliato il suo tasso repo inverso e un altro tasso di liquidità a breve termine per le banche commerciali, considerato un segnale di ulteriore allentamento delle politiche. Stando a Reuters, la Pboc taglierà i costi dei prestiti a medio termine e molti osservatori del mercato si aspettano un taglio del tasso di prestito di riferimento la prossima settimana.
Le autorità hanno anche guidato le banche statali a ridurre i tassi d’interesse sui depositi in dollari, nel tentativo di spingere gli esportatori a trasferire il loro enorme e crescente mucchio di dollari in yuan.
Secondo una stima di JP Morgan, nell’ultimo anno le aziende cinesi hanno accumulato 24,2 miliardi di dollari di risparmi in dollari “in eccesso”, portando il totale dei depositi in valuta estera in Cina a 851,8 miliardi di dollari a fine maggio. Di certo, spostare anche solo una parte di questi risparmi in yuan dovrebbe essere di supporto, e il mercato dei forward implica che gli operatori sono molto meno ribassisti di quanto previsto dalla banca.
Tuttavia, secondo gli operatori, è improbabile che le aziende seguano il percorso previsto dalle autorità e potrebbero addirittura indirizzare i loro capitali fuori dalla Cina verso conti offshore.
Lucia Giannini