Cina-Ue è guerra sui dazi

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BELGIO – Bruxelles. 05/06/2013. La Commissione Europea, ha deciso di imporre, come misura preventiva anti-dumping, dazi in entrata sull’importazione di pannelli solari e relativa componentistica proveniente dalla Repubblica Popolare Cinese. I provvedimenti interesseranno l’intero commercio intra-industriale di settore tra le due aree economiche, andando dai wafer alle celle, fino all’assemblaggio dei moduli che formeranno i pannelli solari completi in commercio all’interno degli Stati membri.

 

A seguito di indagini sui prezzi nell’ambito dell’Unione, si è infatti riscontrato che un pannello solare di produzione cinese è attualmente venduto al di sotto del suo valore di mercato; mettendo in atto una pratica commerciale atta a spiazzare la concorrenza europea, con il sostegno delle risorse nazionali cinesi, conquistando velocemente il monopolio di settore, per poi avere la capacità di decidere autonomamente il prezzo, senza alcuna competizione con i produttori nostrani.

Attualmente, la percentuale di dumping cinese, si attesta mediamente sull’88% del valore, con picchi del 112,6%. A suo contrasto, le misure anti-dumping europee imporranno un dazio ad valorem medio in entrata del 47,6%, richiesto per alleggerire il danno causato al comparto industriale continentale. Si tratta di uno strumento esplicito di politica commerciale da attuarsi in due stadi, tipicamente utilizzato per contrastare il sussidio alle esportazioni cinesi, volto ad ingenerare un fenomeno di dumping all’interno dell’Unione. In via transitoria, a partire dal 6 giugno e per un periodo di 2 mesi, il dazio sarà applicato nella forma ridotta del 11,8%. Dal prossimo 6 agosto, le misure entreranno invece a regime oscillando tra il 32,7% al 67,9%. La percentuale da applicarsi, sarà minore in caso l’impresa cinese cooperi con le indagini europee anti-dumping; raggiungendo invece il picco nel caso in cui la controparte orientale rifiuti di fornire dettagli sul proprio operato. Da parte loro, le misure provvisorie hanno il compito, di assicurare la stabilità dell’offerta nel breve periodo, permettendo ai prezzi di non lievitare oltremodo per eccesso di domanda; fornendo al contempo la possibilità al comparto industriale europeo di adattare la produzione all’accresciuta richiesta interna.

In generale, le tariffe applicate dall’Unione in entrata sono calcolate sulla base della regola del dazio doganale meno elevato, il cosiddetto impegno europeo “WTO-plus”, che permette alla Commissione di fissare un dazio a un livello più basso del margine di dumping, qualora una soglia inferiore sia sufficiente a rimuovere i danni provocati al comparto industriale interno. Una modalità questa, che agevola le esportazioni spingendosi oltre la fattispecie richiesta dall’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Entro il 5 dicembre 2013, la Commissione dovrà proporre al Consiglio la duplice opzione di porre termine al caso senza provvedimenti ulteriori, oppure imporre misure definitive anti-dumping per la durata di 5 anni. Il Consiglio dell’Unione sarà tenuto, stando alle attuali procedure, a decidere a maggioranza semplice, pubblicando gli esiti della delibera sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

Nel frattempo, la minaccia di rappresaglia commerciale da parte del Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese, non ha tardato a manifestarsi, con il lancio di un’investigazione anti-dumping e sovvenzioni al commercio estero sul vino importato dall’Unione Europea. La controparte cinese, ha infatti sottolineato come nel 2012 la Repubblica Popolare abbia importato circa 430 milioni di litri di vino, di cui 2/3 provenienti dall’Unione, con 170 milioni di litri provenienti dalla sola Francia

Date le recenti evoluzioni in termini di ascesa delle discrasie tra le due aree economiche, non si esclude che l’Unione Europea paventi il raggiungimento di una soluzione negoziale prima della decisione del Consiglio prevista per il prossimo dicembre.