Cina in recessione, parola d’industria

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CINA- Pechino. 18/5/13. Cina alle prese con la recessione, a farne le spese soprattutto le PMI ma ora i segni dello stallo si fanno sentire anche sulla grande industria. Sotto scacco, secondo il  经济观察报. giornale economico e indipendente cinese, l’industria pesante e a ruota quella “leggera”.

Secondo gli esperti la crisi dei mesi scorsi potrebbe migliorare nei prossimi, in quanto gli ordinativi stanno ripartendo.  Nel settore dell’acciaio si è trattato di un vero e proprio crollo. Dopo due giorni a Qingdao, Hong Daoqing (洪道清) non è riuscito a convincere Qingdao Iron & Steel Company a fare ordini di carbone. A peggiorare il quadro il fatto che la on & Steel Company ha chiuso 4 altiforni e il resto lavora a metà delle sue capacità.  Si cerca, in Cina, un nuovo carbone, meno inquinante con più alti rendimenti. Molti impianti sono chiusi nel Nord della Cina, prima del tempo. L’estate si sà si produce meno, am molti temono che per la siderurgia la prossima estate sia l’inverno dell’industria. La Qingdao specializzata nella produzione dell’acciaio, per esempio, ora ha un inventario di 50.000 tonnellate di prodotti semilavorati e di 10 milioni di tonnellate di prodotti finiti come il cablaggio in acciaio per pneumatici. Se non riescono a scaricare tali scorte, tutto quello che possono fare è ridimensionare la produzione, se non bloccare del tutto. Qingdao per queste produzioni utilizzava circa 2.000 tonnellate di carbone da coke ogni mese, ma ora è sceso a soli 800. La vendita del carbone è in netto calo e la filiera rischia il collasso. La recessione però è globale e non colpisce solo il Nord del Paese.  Le oltre al ferro e l’acciaio, anche le industrie del settore alimentare, tessile, del cuoio, della carta e per l’igiene della casa sono in recessione. Secondo i dati diffusi dal National Energy Administration, a marzo, il consumo di elettricità per l’industria è sceso del 13,1 per cento. «Una diminuzione significativa del consumo di energia elettrica indica debole crescita economica», ha detto Song Xinyu (宋新宇), presidente della Yizhong Chuangye Technology Co., Ltd. (北京 创业 科技 有限公司) a Pechino. Secondo un’indagine compiuta dallai Song Xinyu sulle PMI cinesi il disastro economico è solo all’inizio: le piccole e medie imprese producono circa il 60 per cento del PIL della Cina, il 50 per cento delle sue entrate fiscali e il 70 per cento delle sue esportazioni. Essi rappresentano anche per quasi il 80 per cento dei posti di lavoro nelle aree urbane. I dati dell’indagine hanno mostrato che il 55 per cento delle imprese ha visto nessuna crescita di fatturato nel 2012 e il 68 per cento ha detto di aver visto nessuna crescita dell’utile netto. 43 per cento ha dichiarato di sentire una forte pressione e quasi il 60 per cento ha detto che sono pessimisti sulle prospettive di sviluppo economico della Cina nel corso dei prossimi tre anni. Quasi il 85 per cento degli imprenditori ritiene che il mercato attuale è “competitivo” e che “la contraffazione dilagante e imitazione” e “ingiusti vantaggi competitivi delle imprese statali” peggiorano l’ambiente competitivo.