CINA. Quattro città, da sole, trainano lo sviluppo

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Quasi un ottavo della produzione economica cinese del 2017 è stata generata da solamente quattro città, come dimostrano i dati locali. Stando a Scmp, sta infuriando un grande dibattito sui rischi di affidare la crescita nazionale a una manciata di metropoli. Shanghai, Pechino, Shenzhen e Guangzhou hanno contribuito per 10 trilioni di yuan nel 2017, secondo i dati; però le quattro città insieme rappresentano soltanto il 5% degli 1,38 miliardi di cinesi.

La Cina ha cercato di limitare la crescita demografica in alcune delle sue più grandi città e di limitare gli effetti del rialzo dei prezzi degli alloggi e della pressione sui servizi sociali, come la scolarizzazione. A Pechino, che ha fissato un tetto massimo di popolazione di 23 milioni di abitanti per il 2020, le autorità hanno intensificato la campagna per espellere i lavoratori migranti nelle imprese “di fascia bassa”, esentando al contempo le industrie pesanti nelle città circostanti. Anche Shanghai ha cercato di contenere la sua espansione, stabilendo un tetto alla popolazione che non dovrà superare i 25 milioni di abitanti entro il 2035.

Eppure l’hub finanziario cinese ha visto il suo prodotto interno lordo arrivare a 3.000 miliardi di yuan nel 2017; mentre il Pil pro capite nelle quattro città era più del doppio della media nazionale e vicino al livello del Portogallo.

Allo stesso tempo, la crescita economica nelle quattro città rimane stabile, con Shenzhen all’8,8 per cento, Pechino al 6,7 per cento e Shanghai al 6,9 per cento, mentre l’incremento nazionale è stato pari al 6,9 per cento nel 2017, secondo i dati statistici ufficiali cinesi.

Le quattro città hanno registrato un reddito disponibile pro capite molto superiore a quello del resto del paese: a Shanghai, l’importo è stato di 58.988 yuan, più del doppio della media nazionale a 25.974 yuan.

Le quattro città ospitano anche una parte significativa degli individui più ricchi della nazione. Delle 400 persone classificate nella lista ricca di Cina dello scorso anno, 65 provengono da Pechino, seguite da 48 a Shanghai e 43 a Shenzhen.

Lucia Giannini