CINA. Quanto conviene a Pechino invadere Taiwan

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Quando potrebbe avvenire un attacco cinese su Taiwan? Nessuno lo sa, perché nessuno sa davvero cosa guida il processo decisionale della Cina. Il segretario generale del Partito Comunista cinese Xi Jinping ha proclamato l’obiettivo di raggiungere il “grande ringiovanimento della nazione cinese” entro il centenario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 2049. Ringiovanimento e unificazione sono inestricabili agli occhi del Pcc.

Xi ha affermato nel gennaio 2019 che «la questione di Taiwan… finirà sicuramente con il ringiovanimento della Cina». Addirittura potrebbe avvenire prima entro il 2035, quando i media statali dicono che l’Esercito Popolare di Liberazione sarà “fondamentalmente” abbastanza modernizzato per combattere e vincere una guerra regionale contro un altro esercito avanzato. L’implicazione è che la Cina invaderà una volta che avrà concluso che il Pla può vincere.

Altre valutazioni, riporta Defence One, percepiscono un pericolo più imminente; sostengono che il mondo, specialmente gli Stati Uniti, sta entrando in un decennio pericoloso nelle relazioni con la Cina in generale e con Taiwan in particolare, dove il potere relativo di Pechino sta raggiungendo un apice rispetto agli aspiranti concorrenti geopolitici.

Inoltre, nuova possibilità, la Cina potrebbe tentare un’invasione a tutto campo “guidata dagli eventi”. Pechino ha chiaramente affermato che qualsiasi dichiarazione di indipendenza o chiare mosse in quella direzione da parte del governo di Taipei provocherebbe un attacco; Tsai Ing-wen ha rifiutato di riaffermare la formulazione politica del “consenso del 1992”, e Pechino la interpreta come volontà indipendentista tipica del Partito Democratico Progressista del presidente Tsai.

La fine ignominiosa del quadro di governance “un paese, due sistemi” visto a Hong Kong, e che Pechino vede ancora come un modello per Taiwan, ha reso la prospettiva dell’integrazione politica con la terraferma sempre più impopolare tra la gente di Taiwan.

Inoltre, le manovre militari cinesi progettate per la segnalazione politica potrebbero risultare in incidenti o escalation involontaria. Le operazioni che iniziano come tattiche di pressione diplomatica hanno il potenziale per andare fuori controllo. Eventi al di là di Taiwan stessa potrebbero anche dare origine a una crisi. Gli sviluppi politici negli Stati Uniti, in particolare un decisivo cambiamento di politica che approvi l’indipendenza di Taiwan o escluda l’assistenza degli Stati Uniti a Taiwan durante una contingenza, potrebbe spostare il calcolo di Pechino, entrambi altamente improbabili al momento.

Oppure altra contingenza, potrebbe essere una crisi di legittimità per Pachino, un crollo economico o una successione di leadership pasticciata o la sua mancanza, facendo scattare la decisione di utilizzare un’invasione di Taiwan per ottenere un sostegno nazionalistico per il regime. Altre ipotesi la “distrazione” internazionale dovuta a un conflitto nella penisola coreana o da qualche parte fuori dall’Asia orientale, come l’Ucraina.

Infine, un conflitto tra le due sponde dello Stretto potrebbe non accadere affatto.

Il Pla gode di budget considerevoli e di capacità sempre più all’avanguardia. Ma non ha combattuto una guerra dal 1979 e potrebbe ancora fallire il suo primo test in decenni per un numero qualsiasi di ragioni: dall’assenza di un’efficace leadership o mancanza nel combattimento.

Un’invasione fallita o anche una non totale potrebbe rappresentare una grave minaccia per il regime del partito. Economicamente, anche una campagna di successo richiederebbe l’inizio di una grande guerra proprio nell’epicentro delle lucrative ma fragili catene di approvvigionamento globale. Xi potrebbe credere di essere sul punto di realizzare uno degli obiettivi più sacri del Partito, muovendosi per prendere Taiwan, solo per far saltare i pilastri della crescita economica e della stabilità che sono alla base del governo del partito in Cina. E questo senza parlare del rischio di un’escalation militare incontrollata.

Su tutto, il funzionamento interno di come la leadership prende le decisioni è opaco; Zhongnanhai, il Cremlino cinese, è un buco nero. La decisione di Xi di scegliere una postura militare aggressiva come strumento centrale della campagna di pressione cinese dà peso all’idea che un attacco potrebbe arrivare prima piuttosto che dopo, ma le manovre aggressive non sono di per sé una prova dispositiva che un conflitto sta arrivando.

Antonio Albanese