
La nuova bomba cinese non letale alla grafite segnala una svolta verso una guerra non cinetica volta a paralizzare la rete elettrica di Taiwan e a erodere la resistenza interna. Recentemente, il South China Morning Post ha riportato che la Cina, in un video trasmesso dalla Tv di Stato, aveva anticipato una potenziale nuova bomba alla grafite, progettata per neutralizzare le infrastrutture elettriche nemiche con mezzi non cinetici.
L’animazione mostra un missile lanciato da terra che schiera 90 submunizioni. Queste espellono filamenti di carbonio a mezz’aria, mandando in cortocircuito le reti elettriche su un’area di oltre 10.000 metri quadrati, riporta AT.
Sebbene non abbia un nome ufficiale, l’arma rispecchia le caratteristiche delle munizioni alla grafite storicamente utilizzate dagli Stati Uniti in Iraq e Kosovo. Con una gittata dichiarata di 290 chilometri e una testata da 490 chilogrammi, l’arma è presumibilmente adatta per attacchi di precisione contro sottostazioni, sebbene il suo stato operativo rimanga sconosciuto.
CCTV ha attribuito il progetto alla China Aerospace Science and Technology Corporation, senza darne ulteriori dettagli; questo dato confermerebbe l’allineamento con le priorità dell’Esercito Popolare di Liberazione, consentendo la paralisi dei sistemi di comando, controllo e sorveglianza senza alcun confronto.
Nel 2017 le bombe alla grafite furono definite “rivoluzionarie”, citando il loro potenziale di aggirare le difese convenzionali e integrare kit di coda a guida BeiDou per una maggiore precisione. Le speculazioni online hanno rapidamente collegato l’impiego del sistema a una potenziale emergenza a Taiwan.
Sebbene la Cina non abbia confermato l’impiego o la produzione in serie, la trasmissione segna un raro riferimento pubblico a una capacità volta a minare i sistemi di comando, controllo, comunicazioni, computer, intelligence, sorveglianza e ricognizione (C4ISR) avversari attraverso l’interferenza elettromagnetica.
Le implicazioni di quest’arma vanno oltre l’utilità sul campo di battaglia. Analizzare l’impatto tattico, operativo e strategico della nuova bomba alla grafite cinese in uno scenario taiwanese richiede una contestualizzazione in un quadro più ampio.
Taipei ha di fatto solo tre punti di strozzatura della rete elettrica, che collegano i centri di domanda del nord alle centrali elettriche del centro e del sud, rendendo la rete altamente suscettibile ad attacchi cinetici, informatici o elettromagnetici; un attacco simultaneo a tre sottostazioni chiave comporterebbe una probabilità del 99,7% di innescare un blackout totale nel nord di Taiwan. Il rapporto aggiunge che, se programmato per un picco di interruzione, come durante un tifone o le elezioni, il collasso di altri sistemi infrastrutturali potrebbe verificarsi con una velocità superiore del 40%.
Tale fragilità infrastrutturale rende le bombe alla grafite uno strumento ideale per il primo attacco in una strategia progettata per spezzare la volontà di Taiwan di combattere prima ancora che inizi una guerra convenzionale, soprattutto se abbinata a un blocco che controlli il ritmo dell’escalation. Vincere senza combattere, in pratica, o quasi: Sun Tzu 2.0
La logica di questa strategia va oltre le infrastrutture; mira a frantumare il morale e la governance.
Colpire le infrastrutture critiche di Taiwan con “armi leggere” come le bombe alla grafite mostra l’approccio cinese alla guerriglia urbana: l’EPL si è sempre più concentrato sulle sfide della guerriglia urbana nei suoi preparativi per una potenziale invasione di Taiwan.
La bomba alla grafite cinese non è solo uno strumento da battaglia; fa parte di una più ampia strategia di incapacità attraverso blackout, blocco e ovviamente guerra narrativa.
Tommaso Dal Passo
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