CINA. Pechino salvaguarda il marchio Trump

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Il governo cinese ha concesso al business del presidente Trump qualcosa che aveva cercato per più di un decennio: la tutela del marchio per l’uso del nome Trump nel settore delle costruzioni.

Donald Trump, riporta Cnn Money, ha combattuto senza successo nei tribunali cinesi per anni per cercare di ottenere il controllo del marchio, ma inutilmente. La fortuna ha iniziato a girare l’anno scorso durante le ultime fasi della campagna per la Casa Bianca.

Il consiglio cinese del marchi ha annunciato a settembre di aver invalidato una richiesta del rivale per il marchio Trump, aprendo la strada a Donald Trump. Nel mese di novembre, subito dopo l’elezione, è stato assegnato il marchio per la Trump Organization. Il marchio è stato registrato ufficialmente la scorsa settimana, dopo la scadenza dei tre mesi di rito.

La sequenza degli eventi lascia stupefatti: la retorica anticinese della presidenza aumenta mano a mano che il governo Pechino fa passi nei suo confronti.

È difficile valutare il valore del nuovo marchio: comprende i servizi connessi alle costruzioni ma anche se i servizi connessi alla costruzione, non sono il core business della Trump Organization, la società attribuisce un grande valore a qualsiasi cosa con il marchio Trump.

Trump oggi è molto più famoso in Cina di quanto non lo fosse quando ha iniziato la battaglia per il marchio nel 2006; Trump è già titolare di decine di marchi in Cina e sta cercandone decine di altri.

Una serie di preoccupazioni e imbarazzi sono oggi collegati alla sua posizione politica e a quella di non tagliare completamente i legami con la sua compagnia avendo messo i suoi beni in un trust gestito dai suoi figli adulti.

Trump ha parlato duro con la Cina nella sua retorica della campagna, ma finora i fatti non hanno seguito direttamente le parole.
L’ambasciata cinese a Washington ha fatto sapere che il caso è stato gestito nel rispetto della legge sui marchi della Cina e che l’incarico assunto da Donald Trump non ha nulla a che vedere con essa.

Lucia Giannini