CINA: Pechino deve investire nel capitale umano

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Pechino ha bisogno di rimuovere rapidamente le restrizioni alla natalità per gettare le basi demografiche per l’innovazione e investire intensamente nel suo capitale umano per recuperare il ritardo con i paesi sviluppati. Il South China Morning Post riporta una interessante intervista a un importante imprenditore cinese, James Liang, presidente di Ctrip, elencato dal Nasdaq. L’interesse scaturisce dagli sviluppi economici insiti nella possibile nuova revisione della politica cinese sulla natalità. 

«L’innovazione dovrebbe essere un fattore nuovo da considerare per rivedere la politica demografica del paese dopo l’invecchiamento e le questioni legali», ha detto Liang, 49 anni fondatore di Ctrip, il più grande servizio di viaggi online della Cina Nonostante le iniziative volte a incentivare l’innovazione, come l’aliquota preferenziale del 15% dell’imposta sul reddito delle società per le imprese ad alta tecnologia (l’aliquota standard è del 25%) e una serie di programmi per attirare talenti dall’estero, il paese continua a dipendere fortemente dalla tecnologia e dai prodotti stranieri, come i chip per computer, e non ha talenti e innovazioni leader nel settore.

Nel suo ultimo libro, The Demographics of Innovation, Liang ha sostenuto che la capacità di innovazione di un paese è fondamentalmente determinata da fattori demografici, tra cui la dimensione, la concentrazione geografica e la struttura di età della popolazione, e che la capacità della Cina sarebbe diminuita senza grandi misure adottate immediatamente.

«Una popolazione giovane è vitale per l’innovazione e l’economia nazionale», ha detto prima del lancio del libro.

Pechino ha introdotto la politica del figlio unico dalla fine degli anni Settanta, seguendo le teorie di Thomas Robert Malthus; questa politica e la sua rigida attuazione sono state le cause di infiniti aborti forzati e di sfide economiche come quella delle pensioni. La popolazione cinese con più di 60 anni aveva raggiunto i 241 milioni nel 2017, equivalente a quelle di Germania, Regno Unito e Francia messe insieme, e si stima che aumenterà fino a raggiungere il picco di 487 milioni nel 2050, pari al 34,9% del totale. Nel frattempo, lo scorso anno il tasso di natalità cinese si è attestato a un basso livello dell’1,24 per cento, rispetto al 2 per cento circa degli Stati Uniti, ponendo Pechino in netto svantaggio.

Secondo Liang, la politica dei due bambini introdotta nel 2015 non è sufficiente a capovolgere la situazione: «Per tornare a un livello appropriato, la Cina deve rimuovere completamente le restrizioni alla nascita e spendere di più per incoraggiare le nascite», sostenendo che la politica dovrebbe essere rimossa in uno o due anni; propone inoltre che il governo dovrebbe fornire almeno 10.000 yuan di sussidi a ciascuna famiglia per l’educazione dei bambini ogni anno per coprire le loro spese di vita, prescolastiche e di asilo. Il costo totale ammonterebbe al 2 – 5 per cento del prodotto interno lordo nazionale: «L’investimento nelle risorse umane può generare guadagni a lungo termine e maggiori» di quelli per le infrastrutture.

Anna Lotti