CINA. Pechino aumenta le sue riserve di valuta estera

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Le riserve cinesi di valuta estera alla fine di settembre sono salite ancora, per l’ottavo mese consecutivo. Per le autorità si tratta di un nuovo segno di stabilità economica in vista del congresso del partito comunista la prossima settimana. 

Le riserve Forex, riporta South China Mornirng Post, sono salite a 3,1 trilioni di dollari alla fine del mese scorso, con un aumento di 17 miliardi di dollari dall’agosto precedente, secondo la People’s Bank of China. Ad agosto le riserve erano aumentate di 10,8 miliardi di dollari.

Questa ripresa finanziaria può essere letta anche attraverso altri indicatori come l’indice degli acquisti salito al suo massimo negli ultimi cinque anni sempre a settembre, secondo i dati dell’ufficio di statistica, e dall’aumento a due cifre delle vendite durante la “Golden Week”, periodo di vacanze, conclusasi l’8 ottobre secondo i dati del ministero del Commercio.

All’inizio del 2017 le riserve valutarie cinesi erano scese al di sotto dei 3000 miliardi di dollari. Ma, negli ultimi otto mesi, si sono costantemente riprese, grazie alla crescita economica, a una stretta sulla fuga di capitali e al prezzo dello yuan per contrastarne il deprezzamento. Ora ci si aspetta che Pechino possa presto allentare i controlli sui pagamenti in uscita e sugli acquisti individuali di valuta estera.

«Il miglioramento della gestione transfrontaliera dei flussi di capitale potrebbe contribuire a salvaguardare l’indipendenza della politica monetaria, mantenere la stabilità finanziaria e alleviare l’impatto negativo sull’economia causato dalle fluttuazioni dei tassi di cambio» si legge in un documento economico realizzato da China Finance 40 Forum ed uscito a settembre.

La Cina dovrebbe pubblicare i suoi principali dati economici per settembre il 12 ottobre, e la crescita economica stabile per il terzo trimestre dovrebbe servire come zavorra dell’ordine sociale, proprio alla vigilia del congresso. Non mancano a questa lettura dei dati economici le voci contrarie, come quella che legge i dati Caixin/Markit Services Pmi che sono scesi a a 50,6 a settembre, la lettura più bassa dal dicembre 2015, e uno dei dati più deboli dal 2005. È un dato in contrasto con l’indicatore ufficiale del settore non manifatturiero che mostra un’espansione rispetto al 2014, nel mese di settembre.

Graziella Giangiulio