CINA. Peacekeeper cinesi a Hong Kong

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La visita della prima portaerei cinese, il Liaoning, nel porto di Hong Kong dimostra che Pechino sta cercando nuovi modi per forgiare il sentimento nazionalista nella sua enclave finanziaria.

Anche se le truppe dell’Esercito della Liberazione Popolare sono confinate nelle caserme dell’ex colonia britannica per mantenere un basso profilo, saranno gli impegni pubblici e le dimostrazioni della crescente capacità militare della Cina a colpire i cuori e le menti della popolazione della città.

La guarnigione di Hong Kong forte di 8.000 uomini, suddivisa tra le basi della città e il confine con il Guangdong, ha già intrapreso nei mesi scorsi una serie di addestramenti  più intensi ed esercitazioni a fuoco vivo, tra cui esercitazioni con elicotteri.

I mass media della città, come il giornale del Partito Comunista Qiushi, o il Wen Wei, hanno ricordato la necessità delle esercitazioni per salvaguardare la sovranità di Pechino Gli uomini del Pla, sia quelli di stanza che i nuovi arrivati, rimangono in gran parte confinati nelle loro caserme a Hong Kong, tenuti lontano dai media locali e verrebbero, riporta Channel News Asia, indottrinati dagli ufficiali politici; anche se alcune delle strutture militari di Hong Kong si trovano a soli 10 chilometri dal confine, questi uomini stanno vivendo come i peacekeepers cinesi presenti in stati ostili.

I giovani soldati sono tenuti lontani da potenziali punti di debolezza e dalle zone a luci rosse, in uno strano clima che ricorda la Guerra Fredda, per evitare “tentazioni capitalistiche”.

Grazie ai suoi elicotteri, ai suoi carri armati leggeri, all’apparato missilistico di difesa aerea, alle corvette veloci, la guarnigione di Hong Kong è ora più forte delle unità britanniche che hanno sostituito vent’anni fa, anche se Hong Kong è ben protetta dalle forze meridionali del PLA.

La presenza dei militari cinesi è altamente simbolica e tutta la situazione «è un po ‘strana, in termini militari» riporta Reuters. «A differenza della situazione che si viveva sotto il governo britannico, non c’è oggi una necessità strategica per mantenere una simile forza a Hong Kong (…) anche se militari si mostreranno di più, alla fine sarebbero tenuti lontani dalla comunità. Resteranno profondamente cauti data l’influenza occidentale nell’area».

Graziella Giangiulio