CINA. Nazionalizzare tutto per salvare Evergrande

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La Cina potrebbe nazionalizzare le sue società immobiliari indebitate per salvare il settore immobiliare del paese, secondo un rapporto di J Capital Research, utilizzando una legislazione che potrebbe vietare la vendita di terreni agli sviluppatori privati.

Gli sviluppatori immobiliari cinesi stanno cercando di sopravvivere, con Evergrande in testa, sepolto da più di 300 miliardi di dollari di passività. I problemi dell’azienda a corto di liquidità e le preoccupazioni di contagio hanno scatenato un effetto domino attraverso i mercati globali.

La questione è peggiorata questa settimana quando Yango Group ha offerto uno scambio di debito in difficoltà su alcune obbligazioni in dollari Usa in cambio di nuove garantite personalmente dal suo presidente per evitare il default sui prossimi pagamenti del debito.

«Ci aspettiamo che gli sviluppatori immobiliari cinesi quotati in borsa vengano fatti a pezzi e sacrificati sull’altare del salvataggio dell’economia immobiliare (…) In definitiva, pensiamo che la Cina probabilmente nazionalizzerà il settore come ha fatto con l’energia, forse muovendosi per mettere fuori legge la vendita di terreni agli sviluppatori privati», si legge nel report ripreso da Asia Financial.

La nazionalizzazione dovrebbe “prendere diversi anni”, userebbe l’esperienza del settore del carbone nel 2007-2012 come modello per ciò che potrebbe accadere alla proprietà immobiliare.

Il rapporto nota che un consolidamento significativo è avvenuto nel 2015-16, utilizzando il «pignoramento, se gli sviluppatori più piccoli resistono (…) Gli sviluppatori tipicamente garantiscono un certo numero di unità nei loro nuovi edifici in cambio di prestiti per il capitale d’esercizio, e, quando le vendite rallentano, quei prestiti non saranno pagati. La pressione delle banche è una tattica comune nelle strategie di esproprio in Cina. Nel rapporto si afferma chiaramente che «le notizie positive su Evergrande siano solo specchi».

La flessione immobiliare ha colpito i governi locali, che dipendono dalle vendite di terreni per le entrate. Le vendite sono diminuite del 17,5% ad agosto e di nuovo dell’11,1% a settembre, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica cinese. Ma le vendite di terreni residenziali sono crollate molto più velocemente, diminuendo del 59% anno su anno in 351 città monitorate in agosto e del 37% nel terzo trimestre.

La tendenza al ribasso delle vendite immobiliari ha fatto crollare l’attività edilizia e, a sua volta, le materie prime, con cemento, vetro e alluminio in caduta libera.

Nel report si afferma poi che la tassa sulla proprietà sostenuta da Xi Jinping, possa salvare il settore: «Nonostante il recente clamore come soluzione al problema Evergrande, le tasse sulla proprietà esistono in Cina da tanto tempo quanto il mercato immobiliare privato, ma hanno fatto poca o nessuna differenza (…) Una difficoltà che gli enti locali affrontano è il fatto che i governi vogliono tassare gli investimenti immobiliari piuttosto che le abitazioni primarie. Ma la Cina non ha registri interurbani o provinciali per indicare se un proprietario ha una proprietà immobiliare in un’altra città».

Graziella Giangiulio