
Un miliardario invisibile salverà Evergrande?
Sembra essere proprio questa l’ultima novità della vicenda Evergrande, il colosso immobiliare cinese in crisi di liquidità e schiacciato da un debito di 305 miliardi di dollari (pari al 2% del Pil cinese).
Oggi il titolo azionario di Evergrande sul listino dell’ Hang Seng di Hong Kong, è stato improvvisamente sospeso dalle contrattazioni “in attesa di un annuncio di una importante transazione”. Dietro questa dichiarazione ci starebbe l’offerta da 5,1 miliardi di dollari statunitensi della Hopson Development per rilevare il 51% dell’unità di Property Services Management di Evergrande.
Hopson Development ha una capitalizzazione di 7,8 miliardi di dollari usa e sta in discrete condizioni di indebitamento con un rating B+ espresso da Fitch nel giugno scorso.
La società è di proprietà di Chu Mang Yee, ex funzionario governativo di 62 anni, e descritto dalla stampa cinese come il magnate invisibile per il suo stile di vita sobrio (in linea con la nuova politica del Partito Comunista cinese). Benché Chu detenga il 71% della società, quest’ultima viene gestita dai due figli ed ha forti legami d’affari che spaziano dal tecnologico (Apple) all’abbigliamento (Uniqlo, Zara).
La vendita del ramo servizi di Evergrande potrebbe essere solo la prima di una lunga serie di operazioni atte a scorporare il colosso cinese e suddividerlo in entità più piccole in grado di distribuire il peso del debito accumulato.
Tale operazione dunque, sembra mettere in evidenza che all’interno del Politburo del Partito-Stato, si sia deciso per una “demolizione controllata” della società che permetterà al Governo di evitare un intervento diretto con un’operazione di salvataggio dalle proporzioni imponenti e che andrebbe a contrastare con le dichiarazioni rilasciate da Xi Jinping che criticano le attività “spericolate” di alcuni miliardari cinesi.
Il salvataggio però è ancora ricco di incognite: già oggi Evergrande dovrebbe rimborsare agli investitori una cedola da 290 milioni di dollari statunitensi.