L’inflazione cinese è stata costante nel mese di aprile, rafforzando l’idea della stabilizzazione nell’economia e dando ai politici maggiori possibilità di regolamentare il settore.
Stando ai dati riportati da Xinhua, che cita siti dell’Ufficio nazionale di statistica, l’indice dei prezzi al consumo, Cpi, è salito dell’1,2 per cento l’anno in aprile, contro lo 0,9 di marzo, dal momento che i prezzi non alimentari più alti hanno superato i ribassi continui registrati nei prezzi alimentari.
La crescita rimane al di sotto dell’obiettivo annuo fissato dal governo per il 2017 che è circa il 3%.
L’indice dei prezzi dei produttori, Ppi, che misura i costi delle merci alla fabbrica, è salito del 6,4 per cento annuo ad aprile, dal 7,6 per cento di marzo. Il calo dei prezzi delle materie prime è la principale traccia dei guadagni del Ppi, ma la domanda si muove contro una capacità eccessiva e un yuan più debole, che hanno impedito una scivolata. Si prevede che i Cpi crescano nei prossimi mesi, ma non abbastanza da far spostare la banca centrale dal suo percorso cauto e incrementale.
La crescita del Cpi e la ripresa del Ppi ad aprile consentiranno ai politici maggiori possibilità di contenere il debito e il rischio finanziario. Nell’ambito di questo sforzo, la Cina si è allontanata da una politica monetaria relativamente allentata che ha contribuito a alleviare la crescita negli ultimi anni; i tassi di prestito interbancari, gradualmente guidati, hanno aumentato e rafforzato la vigilanza sulle attività “non performing”, e, tra l’altro, sul finanziamento delle amministrazioni locali.
Queste misure potrebbero essere positive per la salute economica a lungo termine, avverte Xinhua, del sistema finanziario e dell’economia, e possono portare ad investimenti nelle attività più deboli e nell’attività economica in generale.
La preoccupazione per la compressione regolamentare ha pesato sui mercati azionari, con l’indice di riferimento dello Shanghai Composite che ha perso oltre il 6 per cento durante il mese scorso.
Luigi Medici