La Cina sta per rivedere la sua legge sulla sicurezza marittima risalente al 1984; la revisione consentirebbe alle autorità competenti di proibire ad alcune navi straniere il passaggio attraverso le acque territoriali cinesi.
Secondo quanto riporta Global Times, l’Ufficio affari legislativi del Consiglio di Stato ha annunciato la revisione del testo.
Il progetto dovrebbe dare il potere alle autorità marittime di impedire alle navi straniere di entrare in acque cinesi, se si decidessero che queste navi possono danneggiare la sicurezza del traffico e l’ordine delle acque.
Il progetto di revisione, che dovrebbe entrare in vigore nel 2020, prevede che le autorità saranno in grado di designare zone specifiche temporaneamente proibite alle navi straniere in base alla propria valutazione della sicurezza del traffico marittimo.
Le revisioni si basano sulla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e sulle leggi cinesi sul mare, sulle aree adiacenti alla terraferma e sulle zone economiche esclusive, ha detto il consiglio di Stato.
Queste revisioni forniranno il sostegno legale alla Cina per salvaguardare i propri diritti marittimi, come nel Mar Cinese Meridionale in una era in cui la comunicazione e il commercio estero via mare sono nettamente aumentate.
Le aree in cui si andrebbe ad incidere sono nel Mar Giallo, nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale, zone oggetto di dispute internazionali.
I sommergibili stranieri dovrebbero viaggiare in superficie, innalzare la bandiera nazionale e riferire alle amministrazioni cinesi quando passano nelle acque territoriali della Cina, recita il progetto. Dovrebbero anche ottenere l’approvazione da parte delle amministrazioni competenti di entrare nelle acque e nei porti interni della Cina.
Le navi militari straniere che hanno ottenuto l’approvazione ad entrare nelle acque della Cina dovrebbe fare domanda per il pilotaggio cinese; mentre le navi straniere che entrano nelle acque cinesi senza l’approvazione saranno multate con sanzioni tra 300mila e 500mila yuan e chi violasse verrebbe espulso.
La bozza afferma anche che le persone in pericolo in mare hanno il diritto di essere salvate senza spese, aggiungendo che le vite umane dovrebbero venire prima dell’ambiente e delle risorse.
Il Consiglio di Stato e le amministrazioni locali dovrebbero istituire centri di ricerca e soccorso marittimo, se necessario, di organizzare, coordinare e le operazioni di salvataggio, e nel progetto è prevista anche la partecipazione di gruppi civili a simili operazioni.
Antonio Albanese