CINA. La censura oscura lo scandalo vaccini

372

La Cina censura i post dei social media sullo scandalo dei vaccini mortali, mentre per alcuni media, vicini al governo, il problema è stato gonfiato.

La parola cinese per vaccino è fra le più censurate su Weibo, secondo uno studio sulla censura dell’università  di Hong Kong.

Lo scandalo riguarda due produttori di vaccini: Changchun Changsheng Bio-technology e il Wuhan Institute of Biological Products. Le due società hanno venduto vaccini DPT inefficaci (difterite, pertosse e tetano) somministrati ai bambini dai tre mesi di età, nell’ambito di programmi sanitari centrali nelle province di Chongqing, Shandong e Hebei. Quindici dirigenti sono stati arrestati, riporta Scmp.

Il presidente Xi Jinping ha definito spaventoso lo scandalo, ma la censura continua a tenere d’occhio gli utenti dei social media che si sfogano sull’argomento, mentre i media statali hanno accusato alcuni gruppi di voler stravolgere la questione e il governo ha annuicato il divieto di somministrazione dei vaccini dal 24 luglio. 

Secondo il Centro Studi Giornalistici e Media dell’Università di Hong Kong, che monitora la censura su Weibo, il Twitter cinese, la parola “vaccino” è stata una delle più bloccate in questi giorni. Il Weiboscope riporta che per ogni 10.000 post creati sull’argomento sui 120.000 monitorati, in media 63 sono stati bloccati. Nonostante le cancellazioni, il governo non ha completamente bloccato la discussione sullo scandalo. 

Poiché c’era un così grande numero di post sul tema, il governo ha permesso di menzionare l’incidente o di diffondere informazioni al riguardo, compresi i riferimenti ai messaggi dei media ufficiali; tuttavia, secondo i dati Weiboscope, che controlla selezionati microbloggers che hanno più di 1.000 seguaci o i cui messaggi sono spesso censurati, l’attuale livello di censura è stato superiore rispetto a quello che del 2016 per un incidente simile che ha fatto quattro morti: in quell’occasione, si ebbe una media di 53 messaggi cancellati ogni 10.000.

Sembra che siano state imposte restrizioni anche alla stampa: le autorità competenti hanno emesso un’ordinanza che vieta la copertura dello scandalo del vaccino a partire dal 24 luglio. I media statali cinesi hanno smorzato i toni sull’incidente dopo aver pubblicato i commenti di Xi durante il suo viaggio in Africa, e una dichiarazione del premier Li Keqiang.

Antonio Albanese