CINA. Il fronte aperto del Mar Cinese Orientale

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Se il Mar Cinese Meridionale è stato al centro dell’attenzione geopolitica globale, la Cina estende la sua “Linea dei Nove Tratti”: un altro teatro di scontro geopolitico sta venendo fuori nel Mar Cinese Orientale del Nordest asiatico. Dal punto di vista di Pechino, il Mar Cinese Orientale assomiglia a un lago – con la costa cinese a ovest, le isole giapponesi Nansei Shoto (Ryukyu) e le isole principali del Giappone a est, Taiwan a sud e la Corea a Nord.

Stando a Asia Times, i cinesi dominano la parte occidentale del “lago”, ma non le altre parti, che includono vie di accesso vitali al Pacifico. Se dovesse scoppiare un conflitto con gli Stati Uniti o con i suoi alleati, lo sfondamento di questa “prima catena di isole” è un obiettivo per gli strateghi cinesi: anche se la guerra non è imminente, il Pla affronterà questo problema nel 2020. Taiwan, ad esempio, divide la metà della linea di difesa americana tra il Nordest asiatico e il Sudest asiatico, eliminando al contempo una minaccia per le operazioni cinesi; se il presidente Tsai Ing-weng vincerà la rielezione a gennaio, ci potranno essere ulteriori minacce e intimidazioni aeree e navali cinesi; ma non è probabile che ci sarà un’invasione a breve: il costo umano e politico sarebbe enorme per Pechino. 

Se il contrasto cinese con Tokyo è sulle isole Senkaku, occorre anche guardare all’estremità inferiore delle Ryukyu di cui Okinawa è l’isola principale. La strategia di Pechino è aumentare la pressione con più navi e aerei in più posti e più spesso di quanto la Forza di autodifesa giapponese possa gestire, e alla fine assorbire le Senkaku.

Il primo Ministro giapponese Shinzo Abe ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping a Pechino, e ha in programma di ospitarlo a Tokyo ad aprile 2020. Le rivendicazioni di Pechino rimangono, e le forze di autodifesa nipponiche continuano a fortificare le Ryukyu. Comunque è la paura degli americani che frena l’aggressione cinese: navi giapponesi e degli Stati Uniti lavorano insieme e sono pronte a combattere nel Mar Cinese Orientale; anche i marine statunitensi con base a Okinawa stanno aumentando la cooperazione con i giapponesi.

Nella penisola coreana, la Corea del Sud rimane un grattacapo, per tutti gli attori geopolitici dell’area: gli Stati Uniti vogliono disperatamente che il Giappone e la Corea del Sud vadano d’accordo; con una cooperazione minima, è facile chiudere l’estremità settentrionale del Mar Cinese Orientale. Ma ora i problemi politici tra Seul e Tokyo restano vivi. 

Per quanto riguarda la Corea del Nord, nel 2020 si tornerà, salvo sorprese, al 2018 prima del corteggiamento Washington Pyongyang, con minacce, test missilistici e sanzioni. Pyongyang non denuclearizzerà e farà dei miglioramenti graduali nelle armi e nei sistemi di lancio. Ma dal punto di vista di Washington, la Corea del Nord, insieme alla Cina, spaventa il Giappone e questo tiene alto l’interesse della politica nipponica sul bilancio della Difesa.

Anche la Russia è anche un fattore regionale. La cooperazione di Mosca con la Cina irrita americani e giapponesi. Ma la Russia vende anche sottomarini e armi avanzate al Vietnam, unico paese del Sudest asiatico che non si rivolge alla Cina. E poi Mosca deve pensare all’Estremo Oriente dove ci sono molti più cinesi che russi e Pechino ritiene che gli zar abbiano rubato il territorio al Celeste Impero.

Pechino è paziente; ha varato la sua portaerei made in China e sta costruendo navi e aerei di alta qualità in tempi rapidi; tanto che nell’ultimo decennio ha superato la Marina degli Stati Uniti con un rapporto di 4 a 1. A livello regionale, ha forse 10 volte più navi disponibili della Settima flotta della Marina degli Stati Uniti; cui va aggiunta la guardia costiera cinese, le navi delle forze dell’ordine e la cosiddetta milizia marittima, cioè la sua flotta da pesca armata.

Pechino poi ha passato 30 anni a insinuarsi nelle economie, nelle società e nella leadership politica degli Stati del Pacifico centrale e negli ultimi anni ha intensificato gli sforzi nel Pacifico meridionale. Data la pazienza imperiale di Pechino, la scacchiera strategica regionale potrebbe avere un aspetto molto diverso nel 2030.

Antonio Albanese