CINA. Guerra di popolo contro le Spie USA

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Il People’s Liberation Army Daily, giornale militare cinese ha lanciato una “guerra di popolo” per contrastare le spie Usa dopo che la Cia ha creato una nuova unità per analizzare la Cina, reclutando agenti di lingua cinese

Durante la presentazione del China Mission Centre il 7 ottobre scorso, il direttore della Cia William Burns ha detto che l’unità mira a contrastare «la più importante minaccia geopolitica» del secolo.

Un videoclip ampiamente diffuso nei giorni scorsi, presente in molti media controllati dallo stato, sosteneva che la Cia stava reclutando operatori di lingua cinese che capissero il mandarino, oltre al cantonese, l’Hakka e lo Shanghainese.

Il giornale ufficiale delle forze armate, ha continuato a chiedere un maggiore sostegno pubblico e ha detto che una “guerra del popolo” era necessaria per difendersi dai rischi dell’intelligence e «rendere impossibile alle spie di operare e nascondersi». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian aveva precedentemente denunciato la mossa della Cia, definendola «un tipico sintomo della mentalità da Guerra fredda».

Per Pechino, la nuova attenzione della Cia sulla Cina sembra aver rafforzato i suoi timori di una “rivoluzione colorata”, in Cina, sul modello di quanto accaduto nel blocco sovietico. L’annuncio del nuovo centro è arrivato appena un giorno dopo che il massimo diplomatico cinese Yang Jiechi ha incontrato il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan a Zurigo per la prima volta in sei mesi tra i segni di un disgelo nei rapporti bilaterali.

In un’intervista con l’emittente statale Cgtn, la scorsa settimana, il vice ministro degli Esteri cinese Le Yucheng ha messo in dubbio la sincerità di Biden sulla sua promessa di non «cercare una nuova guerra fredda» con la Cina e si è scagliato contro l’intensificazione degli sforzi di Washington per frenare l’ascesa di Pechino: «A livello internazionale, gli Stati Uniti hanno creato un caos dopo l’altro attraverso la “rivoluzione colorata” e la “trasformazione democratica”», ha detto, senza menzionare il China Mission Centre.

Le autorità cinesi sono rimaste vigili nei confronti dei rischi di spionaggio straniero nel corso degli anni, effettuando repressioni e chiedendo alla popolazione di segnalare attività sospette di spionaggio.

Dopo aver svelato linee guida dettagliate in aprile, il ministero cinese della Sicurezza di Stato ha detto in agosto che l’anno scorso c’è stato un aumento di sette volte dei casi di spionaggio economico e finanziario rispetto ai cinque anni precedenti.

Si ritiene anche che la creazione del China Mission Centre sia motivata dalle preoccupazioni che la Cina abbia intensificato le sue attività di spionaggio negli Stati Uniti e progettata per contrastare le critiche alle attività della Cia in Cina.

Maddalena Ingroia