CINA. Forti segnali di ripresa economica

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L’attività delle fabbriche cinesi a gennaio è aumentata per la prima volta da quattro mesi, accennando a una ripresa della seconda economia al mondo dopo che Pechino ha messo da parte la sua politica zero-Covid, durata anni, che ha intaccato la produzione e le catene di fornitura.

L’indice ufficiale dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero, Pmi, si è attestato a 50,1 questo mese, ha riferito il 31 gennaio l’Ufficio nazionale di statistica cinese, ponendo fine a una serie di contrazioni e aumentando rispetto al 47,0 di dicembre, in quello che è stato il calo più netto dall’inizio del 2020, all’inizio della pandemia.

Il limite di 50 punti separa la contrazione dall’espansione. I dati positivi sono arrivati mentre il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto le sue previsioni di crescita per l’economia cinese al 5,2% quest’anno dal precedente 4,4%.

La produzione potrebbe essere ancora ostacolata dalle infezioni di massa, anche tra i dipendenti delle fabbriche, che hanno subito un’impennata dopo che la Cina ha eliminato le severe restrizioni sui virus a dicembre. Ma i dati di martedì sono tra i primi segnali che l’economia cinese sta riprendendo vigore dopo aver registrato un’espansione del 3% nel 2022, uno dei tassi di crescita più deboli del Paese da decenni.

Sempre martedì, il Pmi cinese non manifatturiero del settore dei servizi è balzato a 54,4 da 41,6 di dicembre, dopo che le grandi città cinesi hanno annunciato di aver raggiunto il picco dei casi di virus a metà gennaio, spingendo milioni di persone a viaggiare per la settimana di pausa del Capodanno lunare, conclusasi venerdì scorso.

«I Pmi ufficiali si aggiungono alle prove di un rapido rimbalzo dell’attività economica questo mese, con l’affievolirsi delle perturbazioni dovute all’ondata di riaperture», riporta Nikkei, «un maggior numero di acquirenti è tornato in strada, dando impulso all’attività dei servizi, mentre la carenza di manodopera ha sostenuto l’industria (…) Anche i problemi della catena di approvvigionamento sembrano essersi attenuati».

La spesa durante le vacanze, quando molti cinesi viaggiano per vedere i parenti, è aumentata del 30% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 375,8 miliardi di yuan, secondo il ministero della Cultura e del Turismo. Il numero di viaggi nazionali è aumentato del 23%, raggiungendo i 308 milioni, secondo il ministero. Dati inferiori ai livelli pre-pandemia del 2019.

Il governo cinese ha dichiarato di voler promuovere i consumi come motore fondamentale di un’economia che deve affrontare i venti contrari derivanti dal crollo della domanda di esportazioni.

Stando a Citi Research, «la ripresa della Cina non è priva di ostacoli (…) L’offerta è leggermente in ritardo a causa delle vacanze. L’occupazione nei servizi… è ancora debole. I prossimi mesi restano una finestra chiave da tenere d’occhio».

Lucia Giannini

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