La Cina ha condotto la sua prima operazione di estrazione di gas naturale dagli idrati di gas nel Mar Cinese Meridionale nel 2017, raggiungendo 300.000 metri cubi in un periodo di 60 giorni.
Il successo dell’ultimo esperimento ha posto una «solida base tecnica per lo sfruttamento commerciale», ha detto il ministero delle Risorse Naturali, aggiungendo che la Cina è stato il primo Paese al mondo a sfruttare i gas idrati utilizzando una tecnica di perforazione orizzontale dei pozzi.
Conosciuti anche come ghiaccio infiammabile, i gas idrati sono solidi gelidi composti per lo più da metano. Secondo i dati del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, un metro cubo di gas idrati rilascia 164 metri cubi di gas naturale convenzionale una volta estratto. Il test del Mar Cinese Meridionale ha coinciso con le forti oscillazioni dei prezzi globali del petrolio e del gas. La Cina, che è il più grande importatore mondiale di petrolio e gas, ha cercato di individuare fonti di combustibile alternative, compresi i gas idrati, per rafforzare la propria sicurezza energetica.
Secondo i dati del 2017 le riserve di ghiaccio infiammabile della Cina equivalevano a circa 100 miliardi di tonnellate di petrolio, di cui 80 miliardi di tonnellate nel Mar Cinese Meridionale.
Anche se il governo di Pechino ha fissato l’obiettivo che il gas naturale rappresenti il 10% del consumo annuo di energia della Cina entro la fine di quest’anno, nel 2019 la cifra era solo dell’8,3%; rispetto ai combustibili convenzionali come il petrolio e il gas, il ghiaccio infiammabile è ancora troppo costoso da estrarre per poterne rendere commercialmente possibile l’uso diffuso.
Ci sono state anche preoccupazioni ambientali, come la fuoriuscita di metano, sia durante l’estrazione che durante il trasporto, durante il processo di sfruttamento, che hanno aumentato le emissioni di gas serra.
«Se la perdita superasse il 5% del totale, compenserà il suo contributo alla riduzione del carbonio», riporta Scmp.
Lucia Giannini