
Il Politburo del Partito Comunista cinese non ha dato risposte univoche sulle misure per sostenere l’economia che batte il passo.
Gli economisti sono delusi in parte perché l’obiettivo di crescita del 5% quest’anno è stato considerato come facile da raggiungere a causa di effetti base favorevoli dopo uno dei peggiori anni della Cina in mezzo secolo; senza però tenne conto degli sviluppi internazionali.
E quel livello sembra meno impressionante dato che la Cina reinveste circa il 40% del suo Pil all’anno, il doppio di quanto investono gli Stati Uniti, riporta AF. Dopo un forte inizio d’anno in seguito alla rimozione delle restrizioni Covid, la seconda economia mondiale è cresciuta a malapena tra aprile e giugno, suscitando timori che potrebbe entrare in una nuova era di crescita molto più lenta e persino di stagnazione.
La preoccupazione principale è che il rallentamento sia più strutturale che ciclico e richieda una volontà politica di cambiare rotta su politiche che si sono dimostrate estremamente efficaci per decenni ma che ora generano più debito che crescita.
Rappresentando circa un quarto dell’attività economica, il settore immobiliare eccessivamente esteso non può più fungere da motore della crescita, ma consentire alla bolla immobiliare di sgonfiarsi rapidamente potrebbe destabilizzare il settore finanziario e l’economia reale.
Il Politburo ha rimosso una frase chiave dalla lettura della sua riunione di aprile, che citava il presidente Xi Jinping: «Le case servono per vivere, non per speculare», scatenando una corsa ad acquistare azioni di società immobiliari già malridotte.
Ma mentre i mercati si aspettano un ulteriore allentamento delle normative del mercato immobiliare per rallentare la recessione del settore gigante, il Politburo ha segnalato un approccio “basato sulla città” piuttosto che cambiamenti a livello nazionale.
Un appello per alloggi “più convenienti” lascia intravedere investimenti statali in nuovi progetti, ma al momento i piani per aumentare i consumi delle famiglie sono risultati deludenti.
Un altro squilibrio strutturale di lunga data è il consumo delle famiglie cinesi, che rimane tra i minori contributori al PIL al mondo. Per risolverlo ci vogliono trasferimenti al settore delle famiglie.
Le opzioni in questo campo includono buoni al consumo finanziati dal governo, tagli fiscali significativi, crescita salariale più rapida, rete di sicurezza sociale con pensioni più alte, sussidi di disoccupazione, con servizi pubblici migliori e più ampiamente disponibili; ad oggi nessuna fase di questo tipo è stata segnalata.
Il Politburo ha ribadito di voler trasformare i consumi delle famiglie in un motore chiave della crescita. Ha segnalato la sua intenzione di aumentare il consumo di automobili, prodotti elettronici e articoli per la casa e promuovere il turismo, lo sport, l’intrattenimento e la cultura.
Le osservazioni sull’importanza del settore privato sono state incoraggianti, ma le proposte generali su come aumentare i consumi sembrano ulteriori piani per sovvenzionare le industrie automobilistiche e degli elettrodomestici, e non aiuti al consumo delle famiglie. Non sono stati menzionati buoni di consumo o altre misure dirette che aumenterebbero immediatamente il reddito familiare.
Il Politburo ha affermato che la Cina formulerà “un paniere di piani” per risolvere i rischi derivanti dal debito del governo locale, stimato a più di 9 trilioni di dollari. Questa linea è stata vista come più costruttiva dell’impegno della riunione di aprile di “frenare categoricamente qualsiasi nuovo debito nascosto”.
Gli investitori in Cina hanno cercato maggiore chiarezza sui piani di Pechino per affrontare i problemi di finanziamento del governo locale da quando è scoppiata la bolla del mercato immobiliare nel 2021 e la principale fonte di entrate di molte città, le aste fondiarie, ha subito un duro colpo.
Mancano però i dettagli su come procedere. Le proposte degli economisti spaziano dallo swap del debito in azioni, a una ristrutturazione soft, rifinanziando i prestiti a tassi più bassi e con scadenze più lunghe, ai salvataggi di Pechino.
La soluzione potrebbe richiedere che il governo nazionale di Pechino, che ha impiegato decenni a centralizzare il potere, trasferisca risorse a città e province e si faccia carico di parte dei loro debiti.
Un altro grattacapo per il Partito Comunista è la disoccupazione giovanile che supera il 20%. La promessa di prosperità ha incoraggiato le giovani generazioni a studiare per lavori nell’economia avanzata, piuttosto che per lavori di fascia bassa disponibili nei settori industriale e dei servizi.
Il Politburo ha affermato che dovrebbero essere compiuti sforzi per “stabilizzare l’occupazione da una prospettiva strategica”, segnalando che i leader cinesi sono preoccupati che un mercato del lavoro lento ponga rischi di instabilità sociale. I responsabili politici vogliono che il settore privato riacquisti fiducia e inizi a investire, creando così posti di lavoro per oltre il 20% dei giovani in cerca di occupazione.
Spetta al settore privato fornire quei posti di lavoro, ma molte aziende mancano di fiducia dopo anni di repressione dei settori tecnologico, finanziario.
I massimi leader del Partito hanno semplicemente fatto un cenno alle industrie che hanno perso posti di lavoro negli ultimi anni e sono particolarmente attraenti per i laureati, dall’intelligenza artificiale all’economia delle piattaforme e alla produzione avanzata.
Varie agenzie governative dovranno ora trasformare in realtà la direzione politica del Politburo e annunciare misure specifiche nelle prossime settimane e mesi. In particolare, gli investitori aspettano con interesse il pacchetto di misure sul settore immobiliare e sul debito delle Amministrazioni locali. Per tutto il resto, le riforme strutturali più profonde dovranno attendere fino al prossimo appuntamento del partito a dicembre prossimo.
Lucia Giannini