CINA. Crescono le importazioni di petrolio russo

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Secondo i dati di mercoledì 20 luglio, si sono ridotti gli acquisti cinesi del greggio dell’Arabia Saudita, consentendo alle importazioni di petrolio russo, più economiche, di conquistare il primo posto per il secondo mese consecutivo.

Tuttavia, è stato spedito in Cina l’equivalente di circa 1,77 milioni di barili al giorno (bpd) di petrolio russo, un calo rispetto al record di maggio di 1,98 milioni di bpd, un livello che si prevedeva sarebbe stato mantenuto. Le importazioni di petrolio russo sono state pari a 7,29 milioni di tonnellate, con un aumento di quasi il 10% rispetto a un anno fa, secondo i dati dell’Amministrazione Generale delle Dogane cinese, riporta AF.

La Cina ha importato 5,06 milioni di tonnellate dall’Arabia Saudita, pari a 1,23 milioni di bpd, in calo rispetto agli 1,84 milioni di bpd di maggio e del 30% rispetto al livello di giugno dello scorso anno.

Le importazioni dalla Russia, da inizio anno, sono state pari a 41,3 milioni di tonnellate, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente, ma sempre dietro all’Arabia Saudita, che ha fornito 43,3 milioni di tonnellate. Le importazioni totali di greggio della Cina sono scese a giugno, sfiorando il minimo da quattro anni a questa parte, poiché le rigide chiusure per contenere la diffusione del coronavirus hanno ridotto la domanda di carburante.

L’aumento delle importazioni dalla Russia ha anche spostato le forniture dall’Angola e dal Brasile.

Questi dati sembrerebbero smentire un recente studio delle possibilità dell’economia cinese della Bea Resarch, secondo cui l’economia cinese sarebbe in affanno. Il ritardo nelle vendite di case e il rallentamento della produzione di acciaio nelle prime due settimane di luglio suggeriscono che la ripresa economica cinese è fragile e probabilmente destinata ad affievolirsi.

Secondo Bca Research, il calo delle vendite di case nelle prime due settimane di luglio, dopo un miglioramento una tantum a giugno, indica che le prospettive del mercato immobiliare rimangono fosche. Anche il rallentamento della produzione di acciaio indica che la ripresa stenterebbe ad affermarsi.

Quest’anno la ripresa economica cinese avrà una forma a U, non riuscendo a ripetere la ripresa a V sperimentata dopo le chiusure del 2020 durante la prima parte della pandemia.

«All’epoca, una rapida e forte ripresa del mercato immobiliare e delle esportazioni ha sostenuto la ripresa della Cina nella seconda metà del 2020 (…) Al contrario, i progressi dell’economia nella seconda metà di quest’anno saranno trascinati dalla contrazione delle esportazioni, dalla debolezza dei consumi e dalla depressione della domanda di alloggi».

Sebbene la crescita del credito cinese si sia ripresa a giugno grazie alle ingenti emissioni di titoli di Stato locali, il sentimento del settore privato e la domanda di credito rimangono fiacchi, ha osservato Bca.

Antonio Albanese