CINA. Carcere per il difensore di lingua e cultura del Tibet

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La Cina ha ammonito i paesi a non criticare la pena di cinque anni di detenzione, inflitta all’attivista di lingua tibetana Tashi Wangchuk, esortandoli a non interferire negli affari interni e a non mettere a repentaglio le relazioni bilaterali. Wangchuk è stato condannato per aver incitato al separatismo, dopo anni di promozione e difesa della lingua e della cultura tibetane. La sentenza ha portato a una diffusa condanna da parte delle organizzazioni per i diritti umani e della comunità internazionale.

«Speriamo che altri paesi e governi non interferiscano nelle questioni interne della Cina», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang, quando ha risposto alla critica del governo francese alla sentenza. Il ministero degli Esteri francese aveva in precedenza rilasciato una dichiarazione in cui criticava la sentenza. «La Francia deplora la pena detentiva di cinque anni inflitta a Tashi Wangchuk (…) Tashi Wangchuk ha svolto un ruolo chiave nella protezione della lingua tibetana secondo le leggi della Repubblica Popolare Cinese (…) La Francia è impegnata nella protezione dei diritti umani» ha aggiunto il ministero.

Lu Kang ha detto che tali commenti potrebbero avere un effetto negativo sulle relazioni diplomatiche bilaterali della Cina. Anche il presidente della sottocommissione per i diritti dell’uomo del Parlamento europeo, Pier Antonio Panzeri, ha espresso la sua preoccupazione per il caso di Wangchuck e ha sottolineato il suo legittimo lavoro di difesa dei diritti linguistici e culturali dei tibetani- «L’attività pacifica di promozione dell’uso della lingua tibetana nelle scuole locali non dovrebbe mai essere punita in quanto si tratta di un diritto umano fondamentale garantito dalla costituzione e dall’ordinamento giuridico cinesi», ha affermato Panzeri.

Secondo l’avvocato di Wangchuk, la principale prova presentata contro il suo cliente durante il processo è stato un video realizzato nel 2015 dal New York Times sulla sua campagna per promuovere l’educazione in lingua tibetana nelle scuole, riporta Efe.

Anna Lotti