CINA. Apre a Shanghai la prima Borsa dei dati: Shangai Data Exchange

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Lo Shanghai Data Exchange ha aperto battenti il 26 novembre, avviando, per gli studiosi, con le sue contrattazioni la quarta rivoluzione industriale. Le offerte iniziali di dati includono 20 prodotti di China Eastern Airlines, Cosco Shipping, China Mobile Insight e altre aziende cinesi, secondo lo stesso sito web della Borsa cinese.

La quarta rivoluzione industriale è guidata dai dati, riporta AT. L’emergere di un mercato efficiente dei dati ha implicazioni profonde sul futuro. L’enfasi cinese sui dati come fattore di produzione spezza non solo la teoria economica marxista ma anche quella classica inglese. Rendendo trasparente la raccolta e la vendita di dati, la Borsa di Shanghai permette alle aziende che raccolgono dati di massimizzare i valori delle loro imprese, mentre permette agli acquirenti di utilizzare i dati per aumentare la produttività delle loro imprese.

L’obiettivo è quello di mettere i dati nelle mani degli imprenditori che possono usarli in modo più efficiente, proprio come i mercati azionari e obbligazionari occidentali hanno assegnato i risparmi alle imprese per avere alti rendimenti, nonostante i rischi, e quindi vantaggi economici per chi avesse scommesso.

Se l’intelligenza artificiale è il motore della quarta rivoluzione industriale, i dati sono il suo carburante. Centinaia di milioni di storie mediche digitalizzate e scansioni del Dna rendono possibile alla ricerca guidata dall’IA di inventare nuovi farmaci a costi molto più bassi rispetto ai vecchi metodi “galileiani”. Le possibilità sono infinite, e alcune di esse, specialmente nell’automazione dei porti, sono in fasi avanzate di implementazione in Cina.

Ma le sfide per raccogliere valore dai dati sono più complesse: c’è un mercato enorme per i dati in Occidente, ma si basa su una raccolta di dati discutibile da parte dei giganti della tecnologia e una rete ancora più ambigua di broker di dati. L’ambiente normativo per i dati è quasi inesistente. Questo potrebbe cambiare in modo imprevedibile e drastico.

Ad esempio, uno studio del Washington Post ha rilevato 5.400 “app tracker” che trafugano dati dagli iPhone; Strategy-business.com ha riferito nel 2019 che «circa 3,7 zettabyte di dati generati dalle persone – una media di circa 117 gigabyte di dati per utente Internet – vengono memorizzati all’anno. Circa il 25% di questo è memorizzato da Google, e un altro 1% da Facebook. Entro il 2025, la generazione media di dati per persona dovrebbe raggiungere quasi 300 gigabyte».

Le entrate dell’intermediazione di dati in Occidente superano i 200 miliardi di dollari all’anno, molti di questi dati personali e privati; se Apple e Google raccolgono segretamente i dati degli utenti, gli hacker sono penetrati nel loro software per rubare ancora di più.

L’iniziativa cinese è il primo tentativo al mondo di scambiare dati con regolamenti stabiliti con transazioni trasparenti. Se avrà successo, sarà paragonabile alla creazione di mercati di capitali in Occidente. I dati, nella visione della Cina, comprendono un fattore di produzione alla pari con la terra, il lavoro e il capitale, nel 2020.

Questa elevazione dei dati, prefigura una visione di un’economia in cui i dati guidano lo sviluppo. Infatti, secondo l’Accademia cinese delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, una distinzione chiave tra i dati e i tradizionali fattori di produzione è nell’effetto moltiplicatore: i dati possono amplificare altri fattori di produzione come il lavoro e il capitale e produrre guadagni economici ancora più significativi.

La Cina ha vantaggi naturali rispetto all’Occidente nella raccolta di dati, soprattutto in campi critici come la salute, ad esempio, dove le leggi occidentali sulla privacy inibiscono la raccolta di cartelle cliniche individuali.

Lo Shanghai Data Exchange impone all’attenzione degli operatori economici un nuovo fattore di produzione, accanto alla terra, al lavoro, al capitale e all’imprenditorialità; in questo “gioco” mercati efficienti di dati avranno un ruolo fondamentale tanto quanto i precedenti fattori di produzione lo ebbero nei secoli scorsi.

Graziella Giangiulio