CINA. Aperti nuovi settori agli investimenti stranieri

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Poiché gli investimenti diretti esteri nell’area cinese stagnano, Pechino sta tentando di rilanciare l’interesse riducendo il numero di restrizioni agli investitori in determinate aree.

Il Consiglio di Stato ha dichiarato lo scorso 16 giugno, riporta il South China Morning Post, che aveva tagliato la sua black list passando da 122 a 95 settori non consentiti nelle 11 zone libere  del continente. Ciò significa meno restrizioni per il capitale straniero nelle zone di libero scambio di prova, tra cui Shanghai, Zhejiang e Chongqing, dove le regole commerciali e finanziarie sono state allentate.

Ridurre l’elenco è un’offerta per facilitare gli investitori stranieri ad entrare in alcuni settori precedentemente esclusi, tra cui aeromobili e cantieri navali, automobili elettriche, apparecchiature per telecomunicazioni, riassicurazione e parchi a tema. Il ministero del Commercio cinese aveva anche detto che avrebbe creato una nuova categoria di investimenti esteri.

I ricorsi da parte di imprese estere riguardanti i costi crescenti e le normative intrusive sono in crescita e gli afflussi di investimenti diretti esteri, misurati in yuan, sono diminuiti del 3,7 per cento nei primi cinque mesi rispetto ad un anno fa.

Nel settore finanziario, le pressioni sui flussi di capitale rimangono nonostante i controlli rigorosi dell’account di capitale di Pechino. Le banche cinesi hanno venduto una valuta netta di 17,1 miliardi di dollari in valuta estera, a partire da 14,9 miliardi di dollari il mese precedente, ha dichiarato l’ente regolatore degli scambi forex.

Ma ridurre il numero di restrizioni potrebbe non essere sufficiente per attirare più investitori stranieri.

Esistono però dei rischi perché si teme di non vedere una spinta significativa agli investimenti diretti stranieri con questa decisione, riporta il giornale, aggiungendo che la lista ridotta si applicava solo alle zone di libero scambio.

«Gli investimenti esteri nel settore dei servizi sono cresciuti (…) ma l’apertura di servizi finanziari, telecomunicazioni, assistenza sanitaria e assistenza sanitaria è ancora lenta», prosegue il Scmp.

Gli investimenti diretti esteri in Cina sono scesi dell’1 per cento a 13,4 miliardi di dollari lo scorso anno, mentre gli Stati Uniti hanno registrato 39,1 miliardi di dollari e la Gran Bretagna 25,4 miliardi di dollari.

Graziella Giangiulio