CILE. Vince le primarie il ministro comunista del Lavoro. Elezioni a ottobre

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Domenica i cileni hanno eletto a larga maggioranza Jeannette Jara, ex ministro del Lavoro, come candidata del governo in carica e si confronteranno con una schiera di candidati di destra alle elezioni presidenziali di novembre.

Jara, membro del Partito Comunista Cileno, ha vinto le primarie presidenziali con il 60,31% dei voti, mentre Carolina Toha, ex ministra degli Interni e membro del Partito Socialista Democratico, è arrivata seconda con il 27,91%, con il 98,27% delle schede scrutinate, riporta Reuters

È membro del Partito Comunista, avvocato e amministratore pubblico con una vasta esperienza, è stata sottosegretario nell’amministrazione di Michelle Bachelet, nonché presidente della Federazione Studentesca USACH (Universidad de Santiago de Chile) e candidata a sindaco.

In un discorso a cui hanno partecipato due dei suoi avversari, Jara ha criticato i partiti di destra per la loro mancata partecipazione alle primarie e ha affermato che la sua campagna si sarebbe concentrata sull’unità e sulla costruzione di un’ampia coalizione. “Vi esorto a tenervi stretti e a non mollare la presa, così da poter affrontare l’estrema destra cilena con il fronte più ampio possibile, politicamente e socialmente, e fermarla”, ha detto Jara. “Questo è il nostro compito”.

Solo la coalizione di governo, guidata dal presidente di sinistra Gabriel Boric, ha partecipato alle primarie di domenica, mentre i candidati di destra, in testa alla maggior parte dei sondaggi presidenziali, hanno optato per la battaglia elettorale del 16 novembre.

“L’importante è che, alla fine, i settori progressisti si schierino con un unico candidato”, ha detto Boric ai giornalisti in una conferenza stampa dopo aver votato nella città meridionale di Punta Arenas.

Jara, che ha ricoperto la carica di Ministro del Lavoro del governo fino ad aprile scorso, ha guadagnato popolarità contribuendo a far passare la promessa del governo di ridurre l’orario di lavoro settimanale a 40 ore. 

In Cile non è consentita la rielezione consecutiva e Boric, che ha cavalcato l’onda dell’ottimismo di sinistra al potere in seguito alle diffuse proteste contro le disuguaglianze, ha visto i suoi indici di gradimento calare da quando è entrato in carica.

Molte delle riforme progressiste da lui promesse, tra cui la stesura di una nuova costituzione, non si sono concretizzate o sono state pesantemente moderate dal Congresso, e gli elettori si sono preoccupati maggiormente per l’aumento della criminalità e dell’immigrazione.

Questo ha portato diversi candidati di destra in cima ai sondaggi presidenziali, con Evelyn Matthei e José Antonio Kast in lizza per il primo posto.

Matthei, candidata di destra con esperienza, ha incentrato la sua campagna su “ordine, progresso e speranza”, mentre José Antonio Kast, il leader di estrema destra che ha perso le elezioni contro Boric nel 2021, è tornato in auge con un programma di lotta alla criminalità.

Se nessun candidato raggiungerà la maggioranza dei voti a novembre, il 14 dicembre si terrà un ballottaggio.

Lucia Giannini

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