Dopo tre mesi di proteste in Cile, il bilancio delle vittime è pesante: almeno 27 morti e 3.649 feriti, di cui 405 con ferite agli occhi, secondo l’Istituto nazionale cileno per i diritti umani.
Sabato scorso, 18 gennaio, è stato il terzo mese dall’inizio delle proteste sociali in Cile contro la politica neoliberale del governo del presidente Sebastián Piñera, e la caratteristica è stata la repressione della polizia, dei carabineros che si riflette in un bilancio di 27 morti e migliaia di feriti, riporta Telesur.
Nelle proteste della scorsa settimana si sono registrate ancora violenze tra manifestanti e polizia spesso nei pressi di posti sanitari installati in diversi punti di Santiago del Cile, soprattutto in Plaza de la Dignidad.
«Sembra che l’eliminazione dei posti sanitari sia il nuovo obiettivo dei Carabineros. Vanno lì direttamente», riporta Telesur tramite i post Twitter dal paese sudamericano.
Il 18 ottobre 2019, migliaia di persone, soprattutto giovani, hanno partecipato alle “evasioni” nella metropolitana di Santiago, cioè al salto dei tornelli per evitare di pagare il biglietto, protestando contro l’aumento. Il sostegno ai giovani protestanti è stato massiccio da parte della popolazione cilena, che ha iniziato a tenere manifestazioni sia nella capitale che nelle principali città del Paese, duramente represse dalla polizia.
Il 22 ottobre è trapelata una registrazione audio della moglie di Piñera, Cecilia Morel, che considerava lo sfogo sociale «un’invasione aliena» e accettava che avrebbero dovuto «rinunciare ad alcuni privilegi». Il 25 ottobre, milioni di persone sono uscite per manifestare il loro rifiuto della politica neoliberale di Piñera. Solo a Santiago, 1,2 milioni di persone hanno partecipato e hanno chiesto un’Assemblea Costituente.
Grazie alla pressione sociale, la classe politica ha approvato lo svolgimento di un referendum per modificare l’attuale Magna Carta, in modo da incorporare il diritto all’istruzione gratuita, al lavoro dignitoso, all’assistenza sanitaria e ai trasporti di qualità, ai diritti sociali che ora sono privatizzati.
La consultazione popolare è prevista per il 26 aprile di quest’anno. Nonostante questo risultato, sono continuate le mobilitazioni popolari, represse puntualmente dai carabineros.
Maddalena Ingrao